NIKE E LO SFRUTTAMENRìTO DEI MINORI
Un capitolo a parte merita il discorso del lavoro minorile. Spesso Nike e’ stata associata alla piaga del lavoro minorile, come se molti dei lavoratori addetti alla produzione di manufatti Nike fosse al di sotto dell’eta’ minima legale. In realta’ Nike ha affrontato questo drammatico problema solo due volte. Nel 1995, Nike ha iniziato a vendere palloni da calcio e ha deciso di farli produrre nel posto al mondo dove li producono circa l’ 85% dei palloni da calcio di tutto il mondo, Il Pakistan. In Pakistan, le aziende locali solitamente subappaltano il lavoro di cucitura dei palloni alle famiglie – con pagamento a cottimo, ossia a pallone cucito – e quando il lavoro entra in famiglia, il controllo su chi effettivamente cuce il pallone (i genitori o i figli) sfugge a ogni controllo. Nike, accusata da un fotoreportage del settimanale Life, di far cucire palloni ai bambini, ha cambiato radicalmente la modalita’ produttiva. Ha identificato un nuovo produttore, ha impedito contrattualmente il subappalto del lavoro alle famiglie, ha chiesto di eliminare il pagamento a cottimo ed ha contribuito insieme al nuovo fornitore alla realizzazione di sette centri di cucitura in cui non possono lavorare minori di sedici anni.
In Cambogia, nel 2000 Nike ha riscontrato utilizzo di circa 5 minori di 16 anni in alcuni centri di produzione di abbigliamento. Riscontrata l’impossibilita’ di controllare adeguatamente l’anagrafe dei lavoratori, Nike ha cessato di produrre in Cambogia, salvo tornare lo scorso anno attraverso negoziazioni con il governo cambogiano e rassicurazioni su un miglior controllo e rispetto dell’eta’ minima.
E’ da sottolineare comunque che affrontare il problema del lavoro minorile, espellendo dal mondo del lavoro i minori di 16 anni non e’ la soluzione migliore dal punto di vista sociale. Questo e’ un dibattito estremamente aperto e complicato. Se non si offrono alternative ai minori, ossia educazione ed istruzione, se non si offrono compensazioni alle famiglie che perdono il contributo economico del salario dei figli, e se non si considera l’aspetto sociale di certi paesi dove i figli hanno sempre contribuito alla vita della famiglia, si rischiano di compiere solo iniziative che peggiorano di molto la qualita’ della vita dei bambini di questi paesi. Come dice l’associazione non governativa inglese Save The Children, in moltissimi casi, infatti, i bambini che non possono piu’ lavorare – ad esempio – nella cucitura dei palloni, vanno a mendicare o a svolgere lavori ancora piu’ pericolosi (come la produzione di fuochi d’artificio, di mattoni, di utensili da lavoro), che non sono sottoposti all’attenzione dei gruppi di pressione del mondo ricco. A volte, le campagne di pressione hanno comportato danni ben peggiori delle situazioni preesistenti. Questo perche’ l’emotivita’ non ha permesso di analizzare i problemi sotto tutti gli aspetti, economici, sociali e politici. Questo caso suggerisce ancora una volta per quanto sia complesso l’argomento della globalizzazione che i problemi e le soluzioni vengano affrontati in un’ottica piu’ oggettiva e meno emotiva.
Fonti: colloquio con dirigente nike
by amylee
Davvero? Spero che si smetta d’incolpare Nike by gio
credo che dovrebbero smettere d’incolpare la nike. secondo me ora si “comporta” bene anche se in passato ha veramente sfruttato minori.
gio