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Il ricercatore

Brutto, nel suo commento (27/02/04) all’articolo di Amylee “Boicottaggio Nestlè“, afferma che noi consumatori, ogni volta che andiamo a fare la spesa, siamo potenti, mentre le imprese sono in una posizione di dipendenza dal nostro comportamento
Scrive che abbiamo due strumenti a nostra disposizione per influenzare le multinazionali: il boicottaggio e il consumo critico.
Attualmente, sappiamo che cosa si intende per boicottaggio, conosciamo l’etimologia della parola e siamo a conoscenza di un minimo di storia di questa forma di lotta non violenta.

Ora mi chiedo, che cos’è, invece, il consumo critico?

7 punti

15 commenti su “nessun titolo”

  1. Forse un consumo critico è un consumo effettuato ragionando e valutando quali siano i prodotti migliori da comprare, non solo sul piano della qualità, ma anche prendendo in considerazione l’azienda che li produce e quindi anche se essa sfrutta dei minori o fa altre azioni illecite.

  2. Le multinazionali sono dei veri e propri colossi finanziari, che grazie alle loro dimensioni ed alle loro tecnologie, hanno assunto un potere di contrattazione enorme all’interno dei mercati, condizionando i prezzi delle materie prime ed esercitando un peso non indifferente anche a livello politico. Inoltre, spesso violano i più elementari diritti umani, inquinano l’ambiente, appoggiano regimi dittatoriali.
    Anche noi siamo responsabili di questo sistema perché in noi ha attecchito molto bene il virus del consumismo sfrenato, non si compra più per bisogno ma si compra perché si è stati indotti a comprare, perché è stato generato in noi un bisogno. E siamo complici delle multinazionali perché acquistiamo i loro prodotti e consentiamo loro di vivere e prosperare.
    Questo sistema economico ha come scopo produrre per vendere cioè per ottenere profitto, il consumo quindi è l’anello finale del sistema. Se noi consumatori diciamo basta, questo sistema crolla. Per questo noi abbiamo in mano un grandissimo potere : quello di indirizzare le scelte delle imprese.

    Il lconsumo critico punta a far cambiare le imprese attraverso le loro stesse regole economiche fondate sul gioco della domanda e dell’offerta.

    Infatti, scegliendo cosa comprare e cosa scartare, non solo segnaliamo alle imprese i comportamenti che approviamo e quelli che condanniamo, ma sosteniamo le forme produttive corrette mentre ostacoliamo le altre. In definitiva, consumando in maniera critica è come se andassimo a votare ogni volta che facciamo la spesa .
    Finora sono le imprese che sondano i consumatori, per interpretarne i gusti e per condizionarne le scelte attraverso campagne pubblicitarie ben mirate. Pochi consumatori considerano invece la possibilità di esaminare loro stessi le imprese, per verificare se il loro comportamento risponde ai propri valori. La cosa non è impossibile, e lo sforzo compiuto viene ripagato con un premio importante: la LIBERTÀ di scelta! Le nostre piccole scelte quotidiane… possono cambiare il mondo.
    Esistono in Europa diversi gruppi di consumatori critici che da anni sottopongono ad esame le imprese .
    Ognuno può usufruire di queste informaioni ed orientare gli acquisti sugli elementi per lui più importanti.
    Alcuni criteri sui quali poter basare la nostra scelta sono:
    *rispetto ambiente e salute
    *rispetto del lavoratore e dei minori
    *trasparenza degli scambi
    *abuso del potere
    *armi ed esercito
    *sicurezza dei lavoratori
    *regimi oppressivi
    *rispetto animali

    Sulla spinta del consumo critico, varie imprese hanno imboccato la strada della responsabilità sociale e ambientale, noi consumatori abbiamo la necessità di informarci per fare sentire tutto il nostro peso, esistono guide che ci aiutano a stabilire quali prodotti scegliere , per indurre le imprese a comportamenti migliori. Ad esempio esiste un libretto dal titolo “Guida al consumo critico” autore : Centro nuovo modello di sviluppo, che si può trovare nel sito “www.il giardino dei libri.it” che fornisce utili informazioni.
    Le mie informazioni : http://www.volint,it
    http://www.centroconsumatori.it

  3. La società in cui viviamo è dominata dall’economia ed imperniata sul consumismo: questa situazione è apparentemente fonte di un benessere sempre maggiore per noi e per le nostre famiglie, ma non possiamo chiamarci seguaci di Gesù Cristo se chiudiamo occhi e orecchie, facendo finta di non sapere che il nostro stato di privilegio è al tempo stesso frutto e causa della miseria in cui vive la maggioranza dell’umanità, che per lo più abita nel Sud del mondo.

    Forse è scontato, ma diciamocelo lo stesso: prima di tutto vengono l’apertura, l’accoglienza, l’attenzione alle situazioni di bisogno delle persone che vivono accanto a noi, che magari incontriamo tutti i giorni, la disponibilità a fare la nostra parte, a portare i pesi gli uni degli altri.

    Se ci pensiamo bene, scopriamo però che, nonostante tutto l’impegno, non siamo immuni dalle influenze negative della società in cui viviamo e che buona parte (spesso tanta parte) delle nostre attività, delle nostre energie, delle nostre aspirazioni, è rivolta alla ricerca di un maggior benessere attraverso il guadagno ed il consumo.

    Conosciutissima la Guida al consumo critico che raccoglie informazioni su 170 aziende e gruppi italiani ed esteri che s’incontrano più frequentemente al supermercato per stabilire su quali prodotti far ricadere le proprie scelte d’acquisto.
    In un ipotetico mercato trasparente, il prezzo sarebbe in grado di esprimere tutte le componenti che formano un prodotto: il vero costo delle materie prime, la loro qualità e le conseguenze della produzione sull’ambiente e sull’assetto sociale, le ripercussioni dell’utilizzo sulla salute del consumatore, le problematiche connesse allo smaltimento del prodotto dopo il suo uso. In realtà ciò non accade, e il produttore non deve sopportare tutti questi costi, visto che gran parte di essi ricade invece sull’intera società (ad es. l’inquinamento e le vittime causati da camion e trasporti aerei, lo sfruttamento dei bambini nel “terzo mondo”, …). Si parla al proposito di ESTERNALITÀ, categoria che naturalmente non interessa molto ai produttori. E perchè dovrebbero occuparsene, se tutto ciò costituisce per loro un costo in più?
    D’altra parte, attraverso lo stesso meccanismo noi andiamo a pagare TROPPO dei prodotti di bassa qualità, quando il prezzo è gonfiato solo per motivi di marketing; o col pagare apparentemente MOLTO POCO dei prodotti che valgono ancora meno.
    ll CENTRO NUOVO MODELLO DI SVILUPPO di Pisa, autore della Guida, si occupa da tempo dello studio delle imprese. Ha portato con successo alla conclusione di campagne come scarpe giuste (contro Nike e Reebook) e giochi leali (contro Chicco) e pubblicato diversi libri, come Guida al consumo critico (EMI), dalla quale sintetizziamo le marche più criticate. Pubblica anche un periodico di aggiornamento, EquoNomia, consultabile presso il CTCU o in abbonamento.
    le informaioni sono state prese da http://www.google.it/significato di consumo critico/cos’è il consumo critico?
    Pulce90

  4. Il consumo “critico”, “etico” o responsabile è in realtà una accezione molto vasta che comprende il commercio Equo e Solidale, i marchi di garanzia eco e/o socialmente compatibili, i codici di condotta delle multinazionali, il risparmio etico, il risparmio energetico, il non consumo…
    Un consumo sensibile quindi alla tutela dell’ambiente così come allo squilibrio nord-sud, alle problematiche economiche, politiche e sociali nella loro dimensione internazionale, al rispetto dei diritti umani. E’ l’atteggiamento di chi compra un bene facendo attenzione non solo alla qualità e al prezzo ma al fatto che sia stato prodotto nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente.
    E’ uno stile di vita che trasforma un atto quotidiano e privato, tipico della nostra società dei consumi, in un atto pubblico con una forte valenza etica.
    Il consumo critico trae le sue origini dalla cultura ambientalista e dai valori della solidarietà internazionale e della cooperazione. Possiamo intravederne le prime manifestazioni nei boicottaggi di prodotti legati a regimi oppressivi (ad esempio come nel caso del boicottaggio del rame cileno dopo il colpo di stato militare del 1973, o il boicottaggio dei prodotti sudafricani durante l’apartheid). Oggi il significato di consumo critico è divenuto più complesso ed articolato, sempre più numerose sono le iniziative che testimoniano una maggiore consapevolezza ed organizzazione da parte dei consumatori.
    Il consumo critico agisce infatti non solo attraverso il boicottaggio ma anche attraverso la selezione dei prodotti e delle imprese, l’obiettivo è quello di dare precise indicazioni al mercato affinché siano disponibili prodotti eco e socialmente compatibili. In fondo le imprese sono disposte a tutto pur di non perdere delle quote di mercato o pur di aumentare le vendite, anche a cambiare.
    Lo si è già visto con i prodotti naturali: le industrie alla continua ricerca del consenso del consumatore hanno introdotto linee di prodotti naturali; la natura, il genuino, e l’ambiente sono diventati i protagonisti di molte campagne pubblicitarie che hanno, a loro volta, contribuito all’affermarsi del “valore” natura (in alcuni casi si tratta solo di operazioni d’immagine) e alla richiesta di determinati beni (prodotti biologici, ecologici, non testati sugli animali).
    E lo si può vedere anche ora con il sociale: negli Stati Uniti, ad esempio, la pressione dell’opinione pubblica ha indotto dieci tra le maggiori multinazionali americane dell’abbigliamento (tra cui Levi’s, Reebok, Liz Claiborne….) ad adottare un codice di condotta per il rispetto dei diritti dei lavoratori del Sud del mondo.
    In Europa la Ikea, catena di supermercati svedese, ha deciso di vendere solo tappeti che garantiscano il non utilizzo di lavoro minorile. La Colgate Palmolive usa al 50% plastica riciclata, la Johnson & Johnson segue una politica di imballaggi e confezioni ispirata al riciclaggio.
    Cardini del consumo critico sono quindi l’ informazione sui singoli prodotti e sulle imprese e la disponibilità sul mercato di prodotti cosiddetti etici sia da un punto di vista sociale che ambientale.
    Il Centro Nuovo Modello di Sviluppo nella “Guida al Consumo Critico”, oltre a fornire informazioni sui comportamenti delle imprese, suggerisce alcune domande chiave per orientare il consumatore critico al momento dell’acquisto: ” la tecnologia impiegata è ad alto o basso contenuto energetico? Quanti e quali veleni sono stati prodotti durante la fabbricazione? Quanti ne produrrà durante il suo utilizzo e il suo smaltimento? E’ stato ottenuto da materie prime da riciclare o di primo impiego? Sono state utilizzate risorse provenienti da foreste tropicali? Se si tratta di prodotti provenienti dal Sud del mondo è d’obbligo chiedersi: in quali condizioni di lavoro sono stati ottenuti? E’ stata utilizzata manodopera minorile? Che prezzo è stato pagato ai piccoli contadini?” Si suggerisce inoltre di tenere in considerazione il comportamento dell’impresa in generale da tutti i punti di vista. Che pensare infatti di quelle industrie o multinazionali che sono implicate in attività altamente inquinanti o addirittura con l’industria militare?
    Come si può dedurre consumare in maniera critica è un impegno notevole ma forse meno complicato di quel che può sembrare a prima vista. E’ già importante infatti cominciare a riflettere su alcune nostre abitudini di consumo quasi compulsivo ed essere consapevoli che spesso dietro una marca famosa o a un prodotto qualsiasi si nascondono storie di sfruttamento e di ingiustizia.
    Ci si accorgerà allora che vi sono diverse iniziative e realtà che possono aiutare ad orientarsi.
    Sono nati ad esempio dei gruppi d’acquisto che mettono in contatto consumatori e produttori, una sorta di gruppi famiglia che si scambiano indirizzi sui diversi produttori locali, raccolgono informazioni sulla qualità dei prodotti, si accordano sugli acquisti comuni. Tra i tanti citiamo il “GAS” (Gruppo di acquisto solidale) che raggruppa una cinquantina di famiglie con sede a Fidenza ed il CoCoRiCò (Consumatori Coscienti Riciclanti Compatibili) con sede a Torino che mette a disposizione su internet una sorta di guida pratica per il consumatore critico.
    Vi sono poi i prodotti del Commercio Equo e Solidale, in perfetta linea con il consumo etico, disponibili nelle Botteghe del mondo e in alcuni casi anche nei supermercati contraddistinti da appositi marchi di garanzia (ad esempio il Caffè Transfair).
    Da segnalare anche i prodotti contraddistinti dal marchio adottato dall’Unione Europea ECOLABEL (con la margherita) per garantire la compatibilità ambientale dei prodotti.
    Diverse organizzazioni (ONG, Botteghe…) sono inoltre impegnate in alcune campagne di denuncia sulle condizioni di sfruttamento dei lavoratori nel Sud (“Made in Dignity”, “Scarpe giuste”) o sui problemi ambientali (Produrre ed acquistare meno rifiuti).
    La scommessa è quella di riuscire diffondere sempre più dei comportamenti di consumo equo, a farli diventare abitudine quotidiana premiando i prodotti e le imprese “giuste” affinché il mercato si adegui ai criteri del consumo critico. Contemporaneamente è importante anche un adeguamento normativo perché sostenga questo processo. Nell’ambito dell’ organizzazione mondiale per il commercio (OMC) è stata proposta la “clausola sociale” ovvero la possibilità di esportare beni solo se prodotti nel rispetto dei diritti umani e delle normative dell’ILO (International Labour Organization). Decisiva sarebbe inoltre l’istituzione di autorità di controllo indipendenti in grado di verificare gli impegni imprese dalle aziende attraverso i codici di buona condotta.

  5. Consumare criticamente significa andare a fare la spesa con la consapevolezza che un prodotto può avere anche una storia pulita alle spalle, ma l’impresa che lo ha prodotto spazia anche in altri settori e produce altri prodotti la cui storia invece non è così accettabile. E’ necessario, quindi, oltre a fare un’analisi della storia del prodotto, fare anche un’analisi dell’impresa prima di comprare qualsiasi cosa.

    In concreto il consumo critico consiste nella scelta dei prodotti non solo in base al prezzo e alla qualità, ma anche in base alla storia dei prodotti stessi e al comportamento delle imprese che ce li offrono. Scartando i prodotti che non rispettano l’uomo e l’ambiente, invio alle imprese un messaggio chiaro: comunico loro che non sono d’accordo con quello che stanno facendo e lo faccio utilizzando le loro stesse regole economiche e la loro stessa lingua, cioè i soldi.

  6. Il consumo critico

    SCOTT PAPER COMPANY:

    Nel 1989 ci fu un boicottaggio contro la multinazionale Scott Paper Company, in quanto il progetto della stessa consisteva nell’abbattimento della foresta indonesiana per rimpiazzarla con una vasta piantagione di eucalipti da utilizzare poi per la produzione di carta igienica e tovaglioli di carta. Tutto ciò senza tener conto dei danni ambientali e del destino di 15.000 tribali Auyu, i quali vivono cacciando nella foresta.

    A questo si è opposta la Survival International minacciando la Scott di un boicottaggio con l’approvazione di migliaia di persone.

    NESTLE’:

    Un boicottaggio in corso è quello contro la Nestlè, in quanto promuove nel Sud del mondo l’uso di latte in polvere, nonostante sia ben noto che in quei paesi l’allattamento artificiale uccide una strage di bambini (quasi tre al minuto).

    MITSUBISHI:

    Un altro boicottaggio in corso è quello contro la Mitsubishi, perché è la più grande multinazionale che abbatte e commercia legno tropicale proveniente dalle foreste asiatiche e sudamericane. Queste operazioni procedono senza interruzioni 24 ore su 24.

    mary – mmanson6990

  7. Il consumo critico è il modo in cui io compro dei prodotti, cioè non compro il primo prodotto che mi passa per la testa ma lo scelgo con criterio. Per esempio a me piacciono le scarpe Nike e le compro in un qualsiasi negozio senza sapere come le fanno. Ho scoperto che la Nike nelle sue fabbriche del terzo mondo sfruttava i bambini. Noi consumatori abbiamo un enorme potere economico sulla Nike perché se non le compriamo lei ci perde e in questo modo noi consumatori possiamo far cessare lo sfruttamento minorile nelle fabbriche della NiKe.
    mauro

  8. Cos’è il consumo critico?
    In un ipotetico mercato trasparente, il prezzo sarebbe in grado di esprimere tutte le componenti che formano un prodotto: il vero costo delle materie prime, la loro qualità e le conseguenze della produzione sull’ambiente e sull’assetto sociale, le ripercussioni dell’utilizzo sulla salute del consumatore, le problematiche connesse allo smaltimento del prodotto dopo il suo uso. In realtà ciò non accade, e il produttore non deve sopportare tutti questi costi, visto che gran parte di essi ricade invece sull’intera società (ad es. l’inquinamento e le vittime causati da camion e trasporti aerei, lo sfruttamento dei bambini nel “terzo mondo”, …).

    Si parla al proposito di ESTERNALITÀ, categoria che naturalmente non interessa molto ai produttori. E perchè dovrebbero occuparsene, se tutto ciò costituisce per loro un costo in più?

    D’altra parte, attraverso lo stesso meccanismo noi andiamo a pagare TROPPO dei prodotti di bassa qualità, quando il prezzo è gonfiato solo per motivi di marketing; o col pagare apparentemente MOLTO POCO dei prodotti che valgono ancora meno.

    Ma NOI che ne sappiamo?
    La conoscenza di tali meccanismi non sempre è cosa agevole, e d’altra parte le stesse imprese preferiscono impostare il proprio marketing sulla celebrazione delle caratteristiche positive dei prodotti piuttosto che sulle loro ripercussioni negative.

    Che POSSIBILITÀ esistono allora per un acquisto critico?
    Finora sono le imprese che sondano i consumatori, per interpretarne i gusti o il più delle volte per condizionarne le scelte attraverso campagne pubblicitarie o di confezionamento del prodotto ben mirate. Pochi consumatori considerano invece la possibilità di esaminare loro stessi le imprese, per verificare se il loro comportamento risponde ai propri valori. La cosa non è impossibile, e lo sforzo compiuto viene ripagato con un premio importante: la LIBERTÀ di scelta! Le nostre piccole scelte quotidiane… possono cambiare il mondo.

    Esistono in Europa diversi gruppi di consumatori critici che da anni sottopongono ad esame le imprese attraverso richieste dirette e studio dei collegamenti societari.

    Ognuno può usufruire di queste informaioni ed orientare gli acquisti sugli elementi per lui più importanti; oppure può attivarsi personalmente e cominciare a porre domande a negozianti, artigiani e produttori, cominciando da chi è più disponibile ad ascoltarlo. La forza più grande del consumatore si registra nei confronti dei piccoli commercianti e produttori, che hanno interesse a rispettarlo proprio perché dal singolo cliente dipende direttamente la loro sopravvivenza. Ciò non toglie però che il consumatore possa far sentire la sua voce anche presso i grandi gruppi commerciali e industriali, perché anche una minima contrazione delle vendite fa suonare i campanelli d’allarme delle multinazionali!

    Alcuni criteri sui quali poter basare la propria scelta:
    rispetto ambiente e salute
    rispetto del lavoratore e dei minori
    trasparenza degli scambi
    abuso del potere
    armi ed esercito
    sicurezza dei lavoratori
    regimi oppressivi
    rispetto animali
    Gian Battista
    Le notizie sono state prese da :www.centroconsumatori.it

  9. Il consumo critico è una accezzione che ha vari significati tra cui quello di non comprare se sappiamo che i prodotti sono stati fabbricati in modo illegale o non nel rispetto dell’ambiente e dell’uomo.
    Esso trae le sue origini dalla cultura ambientalista e dai valori della solidarietà internazionale e della cooperazione.
    Oggi questo approccio all’acquisto è sempre più sentito infatti ci sono più iniziative che testimoniano questo.Il messaggio è arrivato addirittura fino ad alcune aziende che si sono già attrezzate per soddisfare questo principio.Queste iniziative aiutano anche il diretto consumatore a fare la scelte giuste facendogli porre alcune domande come:i
    prodotti in che condizioni sono stati ottenuti?la tecnologia impiegata è a basso o alto contenuto energetico?…Tutte domande che ci possiamo porre prima di acquistare un prodotto e a cui dovremmo dare risposta per essere certi di non favorire un’azienda che non ha rispettato l’ambiente, non ha rispettato altri uomini e che allo stesso tempo non rispetta noi.
    Orlish

  10. CHE COSA È IL CONSUMO CRITICO?
    In genere sono le imprese, e le multinazionali che producono i beni di largo consumo, a interrogare i consumatori sui loro gusti, sulle loro esigenze, per poterli poi indurre all’acquisto mediante campagne pubblicitarie e confezioni mirate.
    Pochi consumatori hanno fino ad oggi preso in considerazione la possibilità di essere loro stessi a INTERROGARE le imprese, per verificare se il loro comportamento risponde ai propri valori.
    È importante sapere che è nel diritto di ognuno di noi CONOSCERE le informazioni necessarie per orientare i propri acquisti.
    È infatti in gioco la LIBERTÀ di scelta!
    Ogni acquisto è una SCELTA POLITICA, e in quanto tale può contribuire a modificare lo stato di cose, qualora questo non sia confacente ai nostri principi e valori etici.
    Facciamo in modo che ogni acquisto sia un VOTO e diamolo a chi crediamo sia in grado di meritarselo!
    Le nostre piccole scelte quotidiane, i nostri acquisti abituali, possono cambiare il mondo.
    Il consumo critico è dunque una scelta di vita, che si basa sui principi universali di solidarietà internazionale.
    In questo modo possiamo INCIDERE sul comportamento di imprese, governi ed istituzioni locali, per ottenere un maggior rispetto dell’ambiente, della giustizia sociale e dei diritti umani di tutti gli abitanti del Pianeta.
    È importante diffondere sempre più dei comportamenti di consumo equo, farli diventare abitudine quotidiana premiando i prodotti e le imprese “ETICHE” affincheacute; il mercato si adegui ai criteri del consumo critico.
    Contemporaneamente è importante anche CHIEDERE un adeguamento normativo. Nell’ambito dell’organizzazione mondiale per il commercio (OMC) è stata proposta la “clausola sociale” ovvero la possibilità di esportare beni solo se prodotti nel rispetto dei diritti umani e delle normative dell’ILO (International Labour Organization).
    Decisiva sarebbe inoltre l’istituzione di autorità di controllo indipendenti in grado di verificare gli impegni imprese dalle aziende attraverso i codici di buona condotta.
    Gian Lorenzo
    Fonte: http://www.consumocritico-fsf.org/consumocritico.html

  11. Cos’è il consumo critico?
    In un ipotetico mercato trasparente, il prezzo sarebbe in grado di esprimere tutte le componenti che formano un prodotto: il vero costo delle materie prime, la loro qualità e le conseguenze della produzione sull’ambiente e sull’assetto sociale, le ripercussioni dell’utilizzo sulla salute del consumatore, le problematiche connesse allo smaltimento del prodotto dopo il suo uso. In realtà ciò non accade, e il produttore non deve sopportare tutti questi costi, visto che gran parte di essi ricade invece sull’intera società (ad es. l’inquinamento e le vittime causati da camion e trasporti aerei, lo sfruttamento dei bambini nel “terzo mondo”, …). Si parla al proposito di ESTERNALITÀ, categoria che naturalmente non interessa molto ai produttori. E perchè dovrebbero occuparsene, se tutto ciò costituisce per loro un costo in più?
    D’altra parte, attraverso lo stesso meccanismo noi andiamo a pagare TROPPO dei prodotti di bassa qualità, quando il prezzo è gonfiato solo per motivi di marketing; o col pagare apparentemente MOLTO POCO dei prodotti che valgono ancora meno.

    In una logica di mercato, la domanda di un bene è influenzata da due elementi: la qualità dei materiali impiegati per produrlo ed il suo prezzo, ma se si tiene conto di un terzo elemento che possiamo chiamare “collettività”, intendendo per essa tutti quei costi sociali sostenuti per produrre il bene, gli altri due parametri subiscono uno scossone. Vediamo alcuni esempi:

    Nell’acquisto di un’automobile, posso pretendere che le emissioni siano meno inquinanti, che lo specchietto e la plancia siano in policarbonato e non in P.V.C. contenente notoriamente cloro.

    Tutte le volte che acquisto una lattina di coca cola od aranciata, o quando decido di cambiare le vetuste finestre di legno con brillanti finestre di alluminio, dovrei riflettere sul fatto che le miniere di bauxite, da cui si estrae il prezioso metallo, si stanno esaurendo, e che l’energia impiegata per produrlo è quindici volte superiore a quell’impiegata per produrre altri beni.

    Quando si compra una banana, bisognerebbe sapere che solo l’11,5% del prezzo pagato va ai produttori e quindi si dovrebbe essere disposti ad autotassarsi per migliorare le condizioni di vita dei contadini del Sud del mondo che la producono. D’altra parte una diminuzione della domanda di banane, o d’altri beni prodotti nel Sud del mondo, non deve essere visto come qualcosa di negativo. Per questi Paesi, costretti dalle multinazionali a sacrificare tutto il loro territorio per la produzione di beni destinati all’esportazione, potrebbe essere senz’altro più utile destinare parte del loro territorio alla produzione di qualcosa più adatto ad assolvere i loro bisogni primari.

    E’ di questi ultimi tempi la notizia molto grave ed inquietante della diminuzione della disponibilità di cereali nel mondo, e questo soltanto perché le zone coltivate a cereali diminuiscono sempre di più, lasciando il posto a colture di foraggi per gli animali, dovendo il mercato far fronte alla forte richiesta di carne per l’alimentazione umana; nonché alle crescenti esigenze di industrializzazione dei Paesi emergenti. Questo potrebbe anche farci riflettere se è proprio necessario mangiare carne anche due volte il giorno, senza poi anche tenere conto dei danni che essa provoca alla nostra salute.

    Vediamo ora quanto costerebbero i seguenti beni/servizi se si considerano anche le componenti “nascoste” dei prezzi:

    volo alle Seychelles – Lit. 42.000.000;

    banane al Kg – Lit. 57.000;

    caffè delle multinazionali al Kg- Lit. 97.900;

    hamburger di manzo al Kg – Lit. 309.000;

    T-shirt clorata – Lit. 413.000;

    gamberetti 100 g. – Lit. 72.000;

    scarpe footing prodotte in Korea – Lit. 640.000.

    Ma NOI che ne sappiamo? La conoscenza di tali meccanismi non sempre è cosa agevole, e d’altra parte le stesse imprese preferiscono impostare il proprio marketing sulla celebrazione delle caratteristiche positive dei prodotti piuttosto che sulle loro ripercussioni negative.

    Che POSSIBILITÀ esistono allora per un acquisto critico?

    Finora sono le imprese che sondano i consumatori, per interpretarne i gusti o il più delle volte per condizionarne le scelte attraverso campagne pubblicitarie o di confezionamento del prodotto ben mirate. Pochi consumatori considerano invece la possibilità di esaminare loro stessi le imprese, per verificare se il loro comportamento risponde ai propri valori. La cosa non è impossibile, e lo sforzo compiuto viene ripagato con un premio importante: la LIBERTÀ di scelta! Le nostre piccole scelte quotidiane… possono cambiare il mondo.

    Esistono in Europa diversi gruppi di consumatori critici che da anni sottopongono ad esame le imprese attraverso richieste dirette e studio dei collegamenti societari. Ognuno può usufruire di queste informazioni ed orientare gli acquisti sugli elementi per lui più importanti; oppure può attivarsi personalmente e cominciare a porre domande a negozianti, artigiani e produttori, cominciando da chi è più disponibile ad ascoltarlo. La forza più grande del consumatore si registra nei confronti dei piccoli commercianti e produttori, che hanno interesse a rispettarlo proprio perché dal singolo cliente dipende direttamente la loro sopravvivenza. Ciò non toglie però che il consumatore possa far sentire la sua voce anche presso i grandi gruppi commerciali e industriali, perché anche una minima contrazione delle vendite fa suonare i campanelli d’allarme delle multinazionali!
    ago
    fonte:www.graces.it

  12. utente anonimo

    Il consumo critico

    Il Consumo critico è una scelta responsabile. Fare la spesa inconsapevolmente può infatti comportare la nostra involontaria complicità e il nostro sostegno a imprese colpevoli di vari misfatti, dal riciclaggio di denaro sporco all’utilizzo di organismi geneticamente modificati.

    I consumatori di oggi però sono sempre più organizzati e per chi volesse informarsi e aggiornarsi sull’argomento del consumo critico le fonti e le iniziative non mancano.
    La prima edizione di “Fa’ la cosa giusta!” Fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, (http://www.falacosagiusta.org) tenutasi a Milano il 13 e 14 marzo 2004 ne è stata una importante dimostrazione. La manifestazione ha infatti riunito sotto lo stesso tetto il commercio equo e solidale e la finanza etica, l’agricoltura biologica e il turismo responsabile, i gruppi d’acquisto solidale e le cooperative sociali, i gruppi e le associazioni che si occupano di mobilità sostenibile, energie alternative, partecipazione, pace e nonviolenza.

    In realtà, votiamo ogni giorno

    Da sempre, abbiamo preferito fare parlare non gli uomini di partito, ma le idee, le esperienze e le speranze di chi si batte per un sistema economico equo e solidale, la difesa della biodiversità (biologica e culturale) e la tutela dei popoli indigeni; per una scienza a servizio dell’intero pianeta e non delle multinazionali; per l’agricoltura biologica, l’alimentazione naturale, la libertà di terapia e pensiero.

    In questi giorni di grande fermento elettorale il nostro invito è dunque di andare a votare chi sostiene in maniera concreta queste idee e si impegna poi a tradurle in atti di governo.
    Ma una cosa deve essere ben chiara: la nostra responsabilità di abitanti e custodi del pianeta non si esaurisce infilando una o più schede nell’urna. In realtà noi votiamo ogni giorno, continuamente.
    Ogni volta che mangiamo, ci vestiamo, facciamo la spesa; compriamo un giornale o un libro; andiamo al cinema o rimaniamo in casa a vedere la Tv.
    Ognuna delle migliaia di scelte che compiamo quotidianamente ci carica di una precisa responsabilità; esprime il nostro consenso o meno nei confronti di un sistema economico e quindi politico. Con le nostre piccole scelte quotidiane possiamo dire sì al riscaldamento del pianeta o no al taglio delle foreste pluviali; sì all’inquinamento dell’aria o no alla globalizzazione.
    Insomma votiamo continuamente, e di questo è bene essere consapevoli.

    Per chi voglia dedicare un poco del suo tempo a responsabilizzare la propria spesa ecco una lista di libri in grado di rispondere agli interrogativi più diversi sul tema del consumo critico.
    ciao,by sbobba

    Fonte: http://www.ilgiardinodeilibri.it

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