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Nazismo

Il 10 luglio 1921, in una Germania ridotta alla miseria dal disastro bellico, Adolf Hitler, un anonimo ed oscuro reduce di guerra di origini austriache,  veniva eletto capo indiscusso di una piccola formazione di destra, dal nome “partito nazional-socialista dei lavoratori tedeschi”. Dopo anni di militanza quel piccolo manipolo di visionari avrebbe raggiunto, sotto il segno della svastica, antico simbolo indo-europeo, il dominio sull’Europa, con il fine di costituire un grande Reich millenario, volto a sottomettere il mondo intero. Hitler si servi di molti Gerarchi come Goering, Goebbels, Hess, Himmler, Speer… I principi enunciati da Hitler nel “Mein Kampf”, riassumibili nel principio della superiorità della razza ariana eletta, destinata ad imporre la propria egemonia, trovarono tragica e sistematica attuazione nello sterminio di 6 milioni di ebrei,  nei massacri, nei rastrellamenti, nell’incubo cui dovettero soggiacere decine di migliaia di persone dal gennaio 1933, anno dell’ascesa al potere del nazional-socialismo, fino al maggio del 1945, quando, in una Berlino ridotta ad un mucchio di rovine, la bandiera rossa sovietica venne issata sul pennone del Reichstag. Fu così la fine di quell’oscuro e malefico impero, di una perversa ideologia che il suo fuhrer voleva millenaria e che invece non sopravvisse alla straripante superiorità alleata; ad una ad una le armate tedesche che avevano occupato l’Europa e apparivano invincibili, furono travolte e sconfitte, fino alla capitolazione, che pose termine alla spirale di violenza, ma non riuscì a rimuovere e a cancellare il ricordo di una tragedia costata 50 milioni di morti e destinata a rimanere indelebile, nelle memorie collettive.

Arcus!!

2 commenti su “nessun titolo”

  1. E’ rimasta talmente indelebile che quest’estate in germania, in agosto, a norimberga da dove tutto cominciò, è stata organizzata una manifestazione razzista, no no, non antirazzista, ho detto proprio razzista, cioè manifestazione dei razzisti contro qualsiasi essere non di razza ariana….

  2. Auschwitz non era inevitabile, ma e’ stato il prodotto delle scelte e delle responsabilita’ degli uomini, non solo di quelli che maneggiavano le leve del potere, ma di tutti coloro che vissero quei giorni.
    […] Si puo’ almeno imparare dalla storia che gli avvenimenti dipendono dalle nostre opzioni individuali […], […] che Auschwitz c’e’ stato, che ci si e’ arrivati a piccoli passi cominciando a percorrere molti anni prima una strada che inizialmente non pareva per nulla temibile, che si sarebbe potuta evitare Auschwitz se ogni essere umano contemporaneo a quei fatti avesse contribuito per la sua parte ad evitarlo. Tutto cio’ non e’ solo questione di coscienza, ma questione etica che ci interpella uno per uno nel nostro presente rispetto al nostro futuro.”

    Adriana Muncinelli – Even. Pietruzza della memoria. Ebrei 1938-1945. Edizioni Gruppo Abele

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