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 DONNE IRACHENE
Saddam non era certo un difensore dei diritti delle donne, ma dopo la sua caduta la popolazione femminile ha dovuto fronteggiare nuove avversità e un aumento della violenza.

Le donne irachene hanno sopportato sofferenze e difficoltà inaudite durante gli ultimi tre decenni del regime del partito Baath. Nonostante che alcuni diritti fondamentali, come il diritto all’istruzione, al lavoro, al divorzio in tribunali civili e all’affidamento dei figli, fossero affermati nelle leggi sullo statuto personale, alcuni di questi diritti legalmente riconosciuti venivano regolarmente violati.La “campagna per la fedeltà” del regime baathista, un atto di terrorismo contro le donne che comportava la decapitazione sommaria delle accusate di prostituzione, è soltanto un esempio della brutalità misogina di questo regime.

Tuttavia, quasi un anno è ormai passato dalla guerra che avrebbe dovuto portare la “liberazione” agli iracheni. Non si sono visti miglioramenti nella qualità della vita delle donne, ma dilagare la violenza; e in particolare assistiamo ad un aumento esponenziale delle violenze contro le donne.

Fin dall’inizio dell’occupazione, stupri, rapimenti, omicidi “d’onore” e violenze domestiche sono stati all’ordine del giorno. L’Organizzazione per la Libertà delle donne in Iraq, ha monitorato  informalmente la situazione a Baghdad, e ad oggi ha notizia di 400 donne stuprate nella città fra l’aprile e l’agosto dello scorso anno.

Le condizioni di scarsa sicurezza e l’inefficienza delle forze dell’ordine hanno aperto le porte al caos e all’incremento dei reati contro le donne. Le donne non possono più uscire da sole per recarsi al lavoro o per frequentare le scuole e le università. Se una donna vuole uscire di casa, oggi può farlo soltanto scortata da un parente maschio armato.

Nell’Iraq del dopo-Saddam, ragazze e donne sono diventate beni commerciabili
a buon mercato. All’Owfi sono noti casi di ragazze vergini vendute nei paesi
confinanti per 200 dollari, e di donne non vergini vendute per 100 dollari.

L’idea che la donna rappresenti “l’onore” familiare si va diffondendo sempre più, e negli ultimi mesi la difesa di questo onore è costata la vita a molte donne. Per l’onore della famiglia, uno stupro è infatti considerato una vergogna tale da poter essere lavata soltanto con la morte – ossia con il suicidio o con l’omicidio della vittima.

Come gli uomini, anche molte donne irachene hanno perso il lavoro. Costrette
in casa, le donne hanno perso la loro indipendenza, e si trovano a fronteggiare nuove sofferenze. Gruppi islamisti hanno imposto loro di velarsi ed emesso sentenze religiose (fatwa) contro le prostitute. Si assiste ora alla diffusione dei “matrimoni di piacere”, una versione islamica della prostituzione che prevede per gli uomini facoltosi la possibilità di contrarre matrimoni temporanei (spesso per una durata di
poche ore) in cambio di denaro.

Il Consiglio Governativo Iracheno – una creatura americana – non offre speranze alle donne irachene, poiché è composto da capi religiosi o tribali e da nazionalisti che ben raramente fanno riferimento ai diritti delle donne. Al contrario, molti membri del CGI hanno un passato di violazione di tali diritti.

fonte:http://www.osservatorioiraq.it

pulce90

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