Ciao a tutti siamo Bob e Liz questo è il nostro 2°post di robotica….
Alter-ego artificiale dell’uomo o costruzione aliena, buono o malvagio che sia, il robot è una figura ormai consolidata nell’immaginario collettivo del ‘900 grazie soprattutto all’impatto e alla diffusione delle immagini cinematografiche. Per questo è forse proprio al cinema che il robot deve la sua maggiore celebrità, una fama che dura ormai da oltre settant’anni e che contiene in sé numerosi esempi.
R.U.R.
Uomini di metallo sul grande schermo
Due braccia, due gambe, una testa, un tronco. Sfogliando l’album fotografico dei robot cinematografici viene da chiedersi perché il robot dev’essere fatto per forza così, così simile all’uomo. Si potrebbe stare qui a disquisire per ore di sindrome di Frankenstein in prospettiva tecnologica, o di manifestazione del superbo desiderio umano di creare qualcosa "a sua immagine" in modo da poter essere assimilato a un dio. Tuttavia, almeno per quanto riguarda la stragrande maggioranza dei robot che hanno occhieggiato dal grande schermo, la realtà è assai più prosaica e pratica giacché, dal punto di vista tecnico si è quasi sempre reso necessario, anche in tempi relativamente recenti, che qualcuno si calasse fisicamente all’interno dell’automa in modo da animarlo. E quale miglior costume se non quello che meglio si adatta intorno a un attore in carne e ossa? Del resto è innegabile che, almeno per registi e produttori, i robot antropomorfi sono più comodi da realizzare e da gestire e, anche da quando la tecnologia permette la creazione di robot autentici, l’attore in costume costa meno e si muove con maggior naturalezza e facilità, tanto che sovente, negli ultimi vent’anni, è stata spesso utilizzata la combinazione di entrambi. Storia a parte meritano ovviamente androidi, replicanti e cyborg assortiti, ma visto che, almeno all’apparenza, essi devono sembrare umani a tutti gli effetti, almeno nel loro caso l’integrazione tra tecnologia e sistemi organici giustifica almeno in parte la rappresentazione antropomorfica della macchina.
Ci sembra dunque che un discorso sui robot cinematografici non possa prescindere da coloro che hanno dato loro un’anima, per cui gli "uomini di metallo" non sono soltanto i robot, ma anche e soprattutto i numerosi attori-burattinai che nessuno conosce e che si sono calati nei panni di automi spesso goffi e pesanti, di certo sempre scomodi! Diciamo numerosi perché, a dispetto di quanto non possa suffragare la nostra memoria, la quantità di film che hanno dei robot come protagonisti è letteralmente impressionante, al punto da far sospettare che il robot sia la figura maggiormente ricorrente nel cinema dopo Zorro, Robin Hood e Pierino. E c’era da aspettarselo giacché il robot è stato protagonista fin dagli albori del cinema fantastico nel quale non poteva mancare un esempio del leggendario George Mèliés, Gugusse et l’automaton (1897), al quale seguirono altri esempi nei primi vent’anni del secolo come The Mechanical Statue and the Ingenious Servant di Stuart J. Blackman (1907) e The Rubber Man (1909) di Sigmund Lubin e molti altri. A quell’epoca, infatti come già detto all’inizio di quest’articolo, non era ancora stato coniato il nome "robot", termine per il quale si dovrà attendere il 1923 e il testo Rossums Universal Robots (conosciuto anche come R.U.R) di Karel Capek, per cui i robot di inizio secolo erano piuttosto bambolotti o esseri meccanici in grado di svolgere compiti più o meno complicati. Quello che invece nel 1926 inaugurò ufficialmente con una prova straordinaria la felice stagione robotica, fu un modello assolutamente unico e imprevedibilmente… seducente. Anche se è un po’ noioso è comunque un pretesto per diventare blogger quindi speriamo che tutti voi apprezziate il nostro sforzo. Ciao a tutti da Bob e Liz!!
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