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LE ORIGINI TRA MITO E LETTERATURA

Un’idea embrionale di robot si può già ritrovare in antichi miti che raccontano di leggendarie creature meccaniche portate alla vita, più propriamente definibili "automi". I primi automi furono realizzati nei carillon delle chiese medievali: nel XVIII secolo gli orologiai costruivano manichini semoventi capaci di battere le ore negli orologi meccanici. Oggi il termine automa è applicato, nel linguaggio comune, ai dispositivi artigianali, di solito più meccanici che elettromeccanici, realizzati per imitare le azioni e i movimenti degli esseri viventi. Alcuni dei robot utilizzati per il cinema o a scopo di intrattenimento sono in realtà automi (nel senso sopra precisato), magari dotati di sistemi di telecomando.

Il termine  "robot" deriva dal vocabolo ceco robota, che significa "lavoro forzato". Fu usato per la prima volta nel 1921, nell’opera teatrale R.U.R.(Rossum’s Universal Robots), del romanziere e commediografo ceco Karel Čapek; designava un dispositivo meccanico con le fattezze simili a quelle di un uomo che, mancando della sensibilità umana, poteva svolgere solo operazioni automatiche e meccaniche. Nella finzione teatrale, il robot si dimostrava invece all’altezza delle facoltà umane, giungendo ad asservire e distruggere il proprio creatore (un tema ricorrente nelle opere di fantascienza). Figure simil-umane di questo tipo sono oggi più comunemente definite "androidi".

si può trovare sull’enciclopedia multimediale encarta 2006

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