Catene di montaggio completamente automatizzate che, sfruttando i robot, riescono a sottoporre a test biochimici migliaia di nuovi composti per analizzare i loro effetti sulla struttura delle proteine: e’ grazie a strutture del genere che si stanno studiando i farmaci del futuro e che sono nate le prime molecole di nuova generazione, come quelle alla base dei nuovi farmaci per la cura del morbo di Parkinson.
A descrivere il nuovo scenario e’ stato l’esperto di biologia strutturale Andrea Mattevi, dell’universita’ di Pavia, nell’ambito del seminario sull’evoluzione biologica organizzato dall’Accademia dei Lincei e dedicato alle biotecnologie per la salute.
Studiare il ruolo delle macromolecole, ossia proteine e acidi nucleici, utilizzando le tecniche avanzate come la cristallografia e la luce di sincrotrone, ”e’ il campo piu’ promettente per riuscire ad avere farmaci sempre piu’ specifici, piu’ efficaci e meno tossici”, ha osservato Mattevi.
Un salto in avanti in questa direzione, ha osservato ancora l’esperto, e’ stato possibile grazie alla robotizzazione, ossia all’uso di tecniche che permettono di testare in una volta migliaia di composti in modo automatico.
Si prosegue in questo modo con successo lungo la strada che cinque anni fa ha reso possibile il sequenziamento del genoma: ”il sequenziamento del Dna – ha detto Mattevi – e’ stato possibile grazie alla disponibilita’ di macchine semi-automatiche . Sullo stesso concetto si sta basando adesso lo studio delle proteine ed e’ questa la strada maestra che nei prossimi anni portera’a sviluppare molecole di interesse farmacologico”.