Se la Fondazione, Psicostoria e Impero Galattico compresi, è diventata tra le più grandi creazioni della fantascienza moderna nonché l’opera grazie al quale tutti ricordano Isaac Asimov, è anche vero che c’è stata un’altra invenzione, meno evidente ma comunque notevole, che ha caratterizzato la grande produzione asimoviana: i robot.
Il rapporto Asimov-Robot inizia durante gli anni dell’adolescenza, durante i quali il nostro legge appassionatamente le riviste di fantascienza dell’epoca, ricche di storie di sferraglianti robot assassini che torturano i loro creatori e le belle assistenti. Fin dalla creazione del genere, con il celebre R.U.R. di Capek, le creature meccaniche comunemente chiamate robot (da un termine di lingua ceca che significa ‘schiavo’) sono viste come future concorrenti e poi distruttrici del genere umano. Asimov sembrò discostarsi subito da questo filone classico delle storie robotiche. Lui era della ragionevole opinione che "La morale dei racconti sui robot malvagi era che l’uomo non deve mai spingere la sua conoscenza oltre a un certo punto. Ma anche da giovane non riuscivo a condividere l’opinione che, se la conoscenza è pericolosa, la soluzione ideale risieda nell’ignoranza." Questo ragionamento è sicuramente degno del brillante e curioso indagatore delle scienze che Asimov diventerà poi. Asimov propugnava l’idea che le storie dei ‘robot come minaccia’ (come le chiamava lui, "un miscuglio di sferraglianti ‘clank clank’ e di ‘aaarghh!’ e di morali del genere ‘ci sono cose in cui l’uomo è meglio che non metta il naso") fossero ormai anacronistiche e anche sostenitrici di idee negative. Lui voleva creare storie di robot ben diverse da queste: spunti essenziali furono alcuni racconti del suo futuro amico Lester del Rey e di alcuni di un certo Eando Binder (un nomignolo che nascondeva due persone, in realtà), che con Io, robot creò la saga del robot Adam Link. In questi racconti i robot erano visti come simpatiche e compatibili creature di cui gli umani avevano irrazionalmente paura. Anche questo tipo patetico di robot non era ciò che più piaceva a Asimov, ma sicuramente ne restò colpito più favorevolmente: da queste letture nacque infatti nel 1939 Robbie (inizialmente col titolo Strange Preyfellow, ossia ‘Uno strano compagno di gioco’). Era la storia di un patetico robot-bambinaia, amico della figlia di una ricca famiglia che non lo vedeva di buon occhio. Comunque fosse, Robbie si discostava drasticamente dal genere dei robot come minaccia ma anche un po’ da quelli in stile ‘sdolcinato’. Con questo racconto prese vita in Asimov l’intenzione di creare qualcosa di completamente diverso: dei robot totalmente creati a scopi pratici, delle creature dotate di congegni di sicurezza inviolabili i cui scopi erano di essere utilizzati nelle miniere, nello spazio, nelle missioni spaziali, o come evoluti elettrodomestici di casa. Era un’idea nuova e totalmente innovativa, ma anche la più sensata tra i due assurdi filoni precedenti. Infatti attualmente è proprio questo tipo di robot, sebbene poco avanzato, che viene usato nel nostro mondo.
Nel 1941 Asimov creò una nuova storia di robot, Essere razionale, di cui il suo celebre editore John W. Campbell fu entusiasta. La storia vedeva due tecnici della grande azienda terrestre della United States Robots and Mechanical Men Corporation (U.S. Robots in breve), alle prese con un robot che sviluppa il concetto di divinità e finisce per non ubbidire più ai suoi due padroni, Michael Donovan e Gregory Powell. In due vengono semplicemente segregati in camera loro, mentre il robot e i suoi assistenti continuano il lavoro assegnatogli che devono comunque portare a termine inevitabilmente. Non c’è nemmeno un accenno al ‘robot come minaccia’.
Poco più tardi vennero quindi ideate le Tre Leggi della Robotica, tra le più grandi invenzioni della fantascienza moderna. Le Tre Leggi sono impresse nei cervelli di tutti i robot e impediscono che questi non rispondano più ai comandi dell’uomo o si ribellino e uccidano il loro padrone. Forse è superfluo citarle, ma per chi non le conosca eccole qui:
Grazie a queste leggi, i robot asimoviani divennero delle servizievoli e intelligenti creature al servizio della razza umana, amanti del loro lavoro e totalmente indifferenti al concetto di libertà e di ribellione ai padroni. Le tre leggi, sviluppate da Asimov insieme a Campbell, furono esplicitamente dichiarate nel secondo racconto con Powell e Donovan, Girotondo (o anche Circolo Vizioso. Seguiranno poi Iniziativa Personale, Meccanismo di Fuga e il meno interessante La Prima Legge, che vedono ancora protagonisti questi due brillanti personaggi.)
In seguito a ciò nacque il concetto di cervello positronico, il tipo di cervello utilizzato da tutti i robot asimovani. Il termine ‘positronico’ (di cui usufruisce anche l’andoride Data di Star Trek) è in realtà totalmente inventato: i positroni sono particelle di antimateria, che non possono assolutamente entrare in contatto con le normali particelle di materia di cui è composto gran parte del nostro universo pena il loro annichilamento reciproco. ‘Poistronico’ era soltanto un aggettivo più esotico per definire un comunissimo cervello elettronico, ma ciò nonostante era un termine così fantascientifico che entrò nell’immaginario dei lettori di SF. Tali complessi robot vengono costruiti dalla già citata U.S. Robots, un’immensa società che ha il quasi totale monopolio del commercio degli androidi (una Microsoft robotica). Catene di montaggio senza fine assemblano tutte le unità che vanno poi a comporre quello che è in pratica la cosa più simile all’essere umano finora creato. Tra i membri della U.S. Robot spiccano anche Alfred Lanning, Peter Bogert e Susan Calvin. Questi tre personaggi (specialmente l’ultima) appariranno in quasi dieci storie diverse di rompicapi di ogni sorta, sempre alle prese con qualche problema di robot. Susa Calvin, una donna "sessualmente frustrata" ma a dir poco geniale, è una gelida robopsicologa, l’unica nel suo genere, che appare per la prima volta nel bellissimo racconto Bugiardo! del 1941.é una storia particolare, secondo i commentatori una tra le poche che vede protagonisti più i sentimenti umani che i complessi rompicapi scientifici. Altri 10 racconti videro la grande Susan Calvin come protagonista, e in altre produzione di Asimov si accennerà a volte a questa grande donna, tra i migliori personaggi umani creati dal nostro e, per sua stessa ammissione, tra i suoi preferiti. In effetti bisogna notare che la produzione di Asimov è caratterizzata da grandi personaggi che, se ci pensiamo, sono in massima parte robot: un nome per tutti è R. Daneel Oliwav. Questo personaggio appare nel primo romanzo sui robot che Asimov scrive, nel 1953, su consiglio dell’amico ed editore Horace Gold. In cerca di ispirazione per la trama di un nuovo libro, Asimov ottenne il suggerimento di Gold di creare un romanzo sociologico-giallistico ambientato su una Terra futura dove il governo rimpiazza impiegati e operai umani in favore dei più perfetti (e gratuiti) robot. Non un romanzo sociologico, non un nuovo R.U.R. o una versione innovativa di Metropolis, ma un romanzo del classico stile alla Asimov con un omicidio da risolvere. Nacque così Abissi D’Acciaio, che vedeva come protagonista la coppia di investigatori Elijah Baley (umano) e Daneel Oliwav (robot umanoide, il suo nome è preceduto dalla R. discriminatoria che sta per robot), coppia che più o meno sarà presente nei tre seguiti Il Sole Nudo, I Robot dell’Alba e I Robot e L’Impero, che seguiranno più tardi. Ma Daneel Oliwav, qualcosa di più di un robot e meno di un uomo, sarà in pratica tra i grandi protagonisti della storia futura galattica: ce lo mostra Asimov in Preludio alla Fondazione e in Fondazione Anno Zero, gli ottimi prequel della grande saga galattica. Daneel Oliwav è qui tra i protagonisti, secondo solo ad Hari Seldon. Ricomparirà poi a sorpresa, morente, nell’ultimo capitolo della grande epopea: Fondazione e Terra.
Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima e con la Seconda Legge.
cosa ne pensate?
fonte: fabbricantidiuniversi
francisco