LO SFRUTTAMENTO MINORILE

Possiamo considerare lo sfruttamento dei minori su due fronti: quello sessuale e quello del lavoro. Quest’ultimo comincia ad assumere le vesti di un problema drammatico durante la prima rivoluzione industriale e, nonostante le normative che nel XX secolo i paesi industrializzati hanno varato, continua ancora oggi in molte parti del pianeta, particolarmente nelle aree sottosviluppate. L’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) stima che nel mondo (paesi occidentali inclusi) ci siano più di 250 milioni di bambini che lavorano. Di questi 250 milioni pare che più della metà abbia un’età compresa tra i 5 e i 15 anni e che venga sfruttata (a costi irrisori e a rischio per la vita) in attività pericolose sia per la psiche sia per il fisico. TIPOLOGIE DI LAVORI Dai baby braccianti alle lolite prostitute, dai piccoli artigiani ai fruttuosi minatori, i bambini vengono usati per differenti lavori. Lo sfruttamento dei bambini trova il suo ambiente favorevole nell’economia informale, nel lavoro nero, che in molti Paesi è realtà rilevantissima (nella stessa Italia, potenza economica mondiale). MINI-BRACCIANTI I braccianti sono fra i lavoratori più poveri e meno considerati al mondo. Inevitabile che anche i loro bambini lavorino per sopravvivere. Quanti ragazzi muoiono ogni anno manipolando pesticidi nell’agricoltura commerciale, nelle piantagioni? Non si sa. Come non si sa quanti bambini pregiudicano la propria crescita e salute lavorando duramente come braccianti in situazioni dove è scarso l’apporto di mezzi meccanici e lo sfruttamento di adulti e bambini è elevatissimo. Secondo un recente rapporto dell’Oil, in alcuni Paesi in via di sviluppo quasi un terzo della forza lavoro agricola è composto da bambini. IN MINIERE, CAVE, VETRERIE E FORNACI Si presentano scenari ottocenteschi se ci si affaccia ai bordi di una miniera d’oro peruviana, dove il 20% dei lavoratori ha fra gli 11 e i 18 anni e le condizioni sono durissime; oppure se si accompagna un piccolo carbonaio brasiliano in mezzo alla fuliggine; oppure uno spaccapietre, sovente schiavo per debiti, di dieci anni in una cava indiana, che rischia di diventare cieco per la polvere e il riverbero. O ancora se si osservano le mani da vecchio di un piccolo fabbricante di mattoni a Bogotà, o se si cerca di respirare nei 50 gradi di una vetreria indonesiana dove i bambini lavorano ai forni senza protezione. SCHIAVI PER DEBITI In India, Pakistan, Brasile, Perù, Haiti una famiglia povera che si indebita rischia forte: prende un prestito da un usuraio e si ritrova a lavorare finché non ha ripagato il debito. Ma gli interessi sono troppo alti e la condizione di schiavitù si tramanda di padre in figlio, in agricoltura, nelle cave, nelle fornaci o nelle miniere, sui tappeti, nelle vetrerie o nelle fabbriche di fiammiferi. Il tutto a dispetto dei divieti previsti dalla legge. In Pakistan si stima che siano 8 milioni i bambini in schiavitù, su 20 milioni di adulti. PROSTITUZIONE E’ tristemente noto il fenomeno della prostituzione minorile e dell’uso dei bambini a fini pornografici. Bambine e bambini abbandonati o rapiti dalle proprie famiglie vengono portati nei bordelli o mandati sulla strada. Essi vengono costretti a soddisfare tutte le richieste del cliente e se si rifiutano vengono loro inflitte atroci torture: stupri, bruciature di sigaretta, percosse. 500.000 in Brasile (secondo il Ministero degli Affari sociali), 300.000 in Thailandia, 100.000 nelle Filippine, 300.000 in India, 50.000 in Vietnam, 40.000 in Pakistan. Negli Usa si stima che i babyprostituti siano 100mila. Un fenomeno, quello della prostituzione minorile, che chiama direttamente in causa le responsabilità del mondo occidentale attraverso quei “viaggi del sesso” che dai Paesi ricchi vengono intrapresi da persone a caccia di piaceri a poco prezzo. INVISIBILI SERVI NELLE FAMIGLIE MEDIO-RICCHE Non li vede nessuno ma sono a milioni i piccoli domestici, dai 6 anni in poi, nove su dieci bambine, molto spesso pagati solo con il cibo – poco e diverso da quello dei padroni – e maltrattati. Ad esempio sono 100.000 i “resteaveck” (resta con) under 14 ad Haiti, che le famiglie rurali povere affidano ai cittadini. Le bambine sono esposte anche ad abusi sessuali. Il loro numero è in aumento in Asia, Africa, America Latina, Medio Oriente e in alcune zone dell’Europa. Le loro condizioni sono caratterizzate da lunghi orari di lavoro, paga vicina allo zero, cibo da avanzi, nessuna scolarità. Rimarranno lavoratori marginali per tutta la vita. RACCOLTA RIFIUTI E TRASPORTO PESI Si tratta di due attività accomunate dall’estrema nocività, dall’assoluta marginalità e dal luogo di lavoro: la strada. Ottanta milioni di bambini lavorano per strada, anche se i più hanno una “casa”. Alla periferia di Manila sono in decine di migliaia a scalare la montagna “fumante” (di rifiuti) per selezionare il minimo residuo utile. Lo stesso avviene nelle vie e nelle discariche di tutte le città dei Paesi poveri del mondo. Un lavoro ad estremo rischio sanitario che attira il disprezzo su chi lo svolge. Altri fanno i giornalai, i lavavetri o i lustrascarpe. Particolarmente penosa la condizione degli “asini”: bambini gracili che trasportano esseri umani e merci sul risciò, sfruttati dal proprietario del medesimo. CONCIATI PER LE FESTE Nelle concerie lavora una parte del milione e mezzo di piccoli egiziani fra i 6 e i 14 anni. Le condizioni di lavoro sono le stesse da sempre: ma si sono aggiunti molti prodotti chimici e i bambini continuano a lavorare a mani e piedi nudi. In India, Brasile o nel sudest asiatico lo spettacolo è più o meno lo stesso. ABITI, SETA E SCARPE PER CONSUMATORI LONTANI Sono i prodotti di bassa tecnologia e largo consumo quelli con la cui produzione per l’esportazione paesi come Thailandia, Cina, Indonesia e India stanno tentando la scalata dello sviluppo industriale. Di mezzo ci sono le multinazionali che in genere appaltano il lavoro a ditte locali, le quali a loro volta lo subappaltano a ditte più piccole. In questo “giro” si annida il lavoro dei bambini, difficilissimo da scovare. In Indonesia il lavoro minorile è legalizzato (ma solo per 4 ore al giorno) e le piccole tute blu dell’industria manifatturiera sono almeno 300mila. Per salari bassissimi bambini e bambine lavoratori di 10-12 anni, assunti al posto dei genitori, vivono lontano dalle famiglie, poverissime e rurali. PALLONI E TAPPETI Un milione di bambini tessono tappeti su decine di migliaia di telai sparsi fra il Pakistan, l’India e il Nepal. Antiche ditte di esportazione si rivolgono a intermediari locali che a loro volta girano l’ordine ai proprietari di telai. Questi poi affidano il compito a tessitori che producono con l’aiuto di salariati, spesso bambini: preferiti non solo per via delle piccole dita molto adatte al lavoro, ma anche perché gli adulti non sono disposti a farsi sfruttare proprio fino all’osso. Non di rado i bambini sono “ostaggi”: devono pagare un debito di famiglia. BAMBINI IN DIVISA Più di 300.000 minori sono impegnati in conflitti nel mondo. La maggioranza di questi hanno tra i 15 e 18 anni, ma ci sono reclute anche di 10 anni e la tendenza è verso un abbassamento della soglia di età. Alcuni sono soldati a tutti gli effetti, altri sono usati come portatori di munizioni, vettovaglie etc… Anche le ragazze, sebbene in misura minore sono reclutate e soggette a ogni tipo di violenze sessuali. Il problema è più grave in Africa dove i bambini soldato con meno di 18 anni sono circa 120.000. Una situazione inaccettabile se si pensa che l’esperienza della guerra è per coloro che sopravvivono psicologicamente devastante. FATICARE IN FAMIGLIA Fra tutti i lavori svolti dai bambini, il più comune rimane quello agricolo o domestico all’interno della famiglia: quando la famiglia ha terra o altri mezzi di produzione a disposizione (ad esempio nell’artigianato). Andare a prendere l’acqua, lavorare nei campi, accudire il bestiame al pascolo, curare i bambini più piccoli sono attività quotidiane per moltissimi bambini. Questo genere di attività può avere risultati positivi: i bambini traggono insegnamento da una partecipazione ragionevole ai lavori abituali di casa, alla coltivazione di prodotti necessari alla sussistenza e alle attività che generano reddito. Ma il lavoro in famiglia, pur non rientrando nella tipologia dello sfruttamento, può essere gravoso quando costringe i bambini a lavorare per molte ore, allontanandoli dalla scuola e imponendo un sacrificio troppo pesante al loro corpo. BAMBINI SULLA STRADA Il fenomeno dell’accattonaggio non è più solo una questione dei Paesi poveri, anche nelle nostre città è cresciuto il numero di bambini mandati ad elemosinare ai semafori con addosso pochi stracci. Bambini stranieri preda di organizzazioni criminali, i piccoli schiavi del nostro continente. Passano ore sulla strada e se non riescono a “guadagnare” abbastanza sono problemi.

4 commenti su “LO SFRUTTAMENTO MINORILE”

  1. penso che lo sfruttamento dei bambini sia uno dei problemi più gravi che ci sono nel mondo e credo che i governi dovrebbero affrettarsi e porvi rimedio perchè ,dopotutto, sono i bambini di oggi che un domani abiteranno il mondo

  2. Anche secondo me lo sfruttamento dei minori è un grave problema ma, proprio per questo motivo perchè non bisognerebbe co0nvincere coloro che lo praticano che è una cosa insensata?Dopotutto credo che,anche a loro non sarebbe piaciuto lavorare a 6 anni, invece di stare a casa con i loro genitori!!

  3. Anche per noi, lo sfruttamento minorile è ingiusto e “vergognoso”.
    Bisognerebbe trovare delle soluzioni per eliminarlo perchè è inaccettabile sapere che ci sono tantissimi bambini che lavorano e soffrono per pochissimi soldi…FRA & SARA

  4. Sivu ,ho trovato molto interessante e completo l’articolo. Infatti non è noto a tutti la distinzione che viene fatta in lingua inglese tra “worst forms of child labour” , “child labour ” e “children’s work”,fore diverse di lavoro tu hai così dettagliatamente descritto .
    Sia l’Unicef che le associazioni del commercio equo e solidale accettano una categoria di bambini lavoratori che collaborano al lavoro familiare purchè per poche ore ,in attività lievi e purchè sia possibile andare a scuola.In una situazione di ingiusta distribuzione internazionale della ricchezza il lavoro auto-orgnizzato o in famiglia permette al bambino di mantenersi agli studi e può favorire lo sviluppo fisico ,sociale e mentale dei bambini .Questo tipo di lavoro è considerato dalle organizzazioni dei bambini lavoratori positivo.
    Ciao MA54

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