la discriminazione

Cosa significa discriminazione?

La discriminazione è il trattamento non paritario attuato nei confronti di un individuo o un gruppo di individui in virtù della loro appartenenza ad una particolare categoria. Alcuni esempi di discriminazione possono essere il razzismo, il sessismo e l’omofobia.
Due caratteristiche principali necessarie a definire discriminazione un atteggiamento nei confronti di un individuo o un gruppo di individui sono:
_ un trattamento particolare, diverso rispetto agli altri individui o gruppi di individui;
_ un’assenza di giustificazione per questo differente trattamento.
Con questa definizione è chiaro che trattamenti particolari come i congedi di maternità non siano discriminatori perché giustificati dalla situazione.
Tuttavia il consenso sociale è un indicatore piuttosto inaffidabile per determinare ciò che sia definibile discriminazione e ciò che non lo è. Ciò che ora è considerato normale e non discriminatorio, infatti, in un altro tempo o in un altro luogo può essere considerato discriminazione. Un esempio di come uno stesso criterio di valutazione può essere discriminatorio o meno è l’età: a volte usato in modo consensuale, a volte in modo discriminatorio.La discriminazione ha origini molto antiche.

Discriminazione diretta.
Vi è discriminazione diretta quando – a parità di situazione – una persona è trattata meno favorevolmente di un’altra a causa della propria origine razziale o etnica, della religione o della professione di fede, di una invalidità, dell’età o del proprio orientamento sessuale.
Un esempio di discriminazione diretta è un annuncio di lavoro che riporti specificamente la dicitura contenente la specificazione “astenersi inabili handicappati”.

Discriminazione indiretta.
In realtà, però, la discriminazione assume spesso forme più sottili. Ecco perché le norme riguardano anche la discriminazione indiretta. Quest’ultima si verifica quando una disposizione, un criterio o una pratica apparentemente neutrali in realtà discriminano le persone sulla base della loro origine razziale o etnica, della religione o della professione di fede, per una invalidità, per l’età o per il proprio orientamento sessuale, tranne nel caso in cui tale pratica possa essere giustificata obiettivamente da uno scopo legittimo.
Un esempio di discriminazione indiretta è chiedere a tutte le persone che fanno domanda per un certo lavoro di superare una prova in una specifica lingua, sebbene la lingua in questione non sia necessaria ai fini dello svolgimento del lavoro. Tale prova escluderebbe le persone di diversa madre lingua.

 Voglio fare un appello contro il razzismo e la discriminazione.
Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto…di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto.

1 commento su “la discriminazione”

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