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Ciao, siamo Ery e Ginny,anche oggi, invece di parlare di androidi o cyborg parliamo di Letteratura:

L’archetipo dell’androide può in certo modo essere rintracciato fin dalle storie della mitologia greca: il re Pigmalione si innamorò di una statua rappresentante una donna ideale, chiese ad Afrodite di donare la vita alla statua, e sposò la donna.

Nella letteratura il primo classico riferito alla creazione di un essere umano artificiale è in genere considerato il romanzo Frankenstein (1818) di Mary Wollstonecraft Shelley (che è anche ritenuto la prima opera di fantascienza). La creatura del dottor Frankenstein era assemblata con parti di cadaveri, utilizzando per infonderle la vita una strumentazione scientifica e l’energia elettrica, studiata solo da pochi anni da Alessandro Volta.

Il primo ad utilizzare il termine androide in un romanzo fu però il francese Mathias Villiers de l’Isle-Adam (18381889) nella sua opera più celebre, Eva futura (L’Ève future, 1886), nel quale il protagonista è addirittura Thomas Edison, il quale inventa una donna artificiale quasi perfetta.

Impossibile non citare il racconto dell’italiano Collodi del 1883, Le avventure di Pinocchio, in cui un bambino di legno prende vita. La storia, pur non utilizzando elementi strettamente fantascientifici, contiene i temi fondamentali dei successivi racconti sugli androidi.

Un precursore del moderno androide è da molti considerato il Golem, la temibile creatura protagonista di una vecchia leggenda del ghetto ebraico di Praga. In questo caso si tratta di una statua d’argilla che prende vita grazie alla magia cabalistica e non alla tecnologia scientifica. Una versione più moderna del Golem lo vede costruito come una specie di androide, nella novella di U.D. Horn (Der Rabby von Prag, 1842) e nel libretto di F. Hebbel per il dramma musicale di Arthur Rubinstein Ein Steinwurf (1858): il Golem viene qui rappresentato come un uomo-macchina di legno con un meccanismo ad orologeria all’interno della testa. La leggenda del Golem viene infine ripresa e resa famosa dal romanzo Il Golem (Der Golem) del 1915 dello scrittore e occultista praghese Gustav Meyrink.

Nel romanzo RUR – Rossum’s Universal Robots (1920) del ceco Karel Čapek appaiono uomini artificiali organici, utilizzati come forza lavoro a basso costo. Il romanzo è famoso per avere introdotto il termine robot. La procedura di costruzione degli androidi di Rossum comprende macchine per impastare e tini per il trattamento di protoplasma chimico.

Tra il 1940 e il 1941 Isaac Asimov, con la collaborazione dell’editor John Campbell, elabora le mitiche tre leggi della robotica, divenute un punto fermo della letteratura sui robot. Nel 1976 Asimov scrive L’uomo bicentenario, la storia di un robot che vuole diventare umano a tal punto da fare ciò che differenzia gli esseri umani dai robot: morire.

Pur avendo inserito numerosissimi robot antropomorfi nella sua sterminata produzione di racconti e romanzi, Asimov tuttavia non usa in genere il termine androide, reso popolare solo negli Anni cinquanta quando apparve in alcuni racconti di Jack Williamson.

Uno degli autori di fantascienza che fanno maggior uso degli androidi è stato Philip K. Dick il quale, scarsamente interessato agli aspetti strettamente tecnico-scientifici, li utilizzava soprattutto come sostituti robotici degli uomini e dunque inquietanti simboli, rispecchiamento/rovescio dell’essere umano, definendoli spesso simulacri. Dal romanzo di Dick Il cacciatore di androidi è tratto il film Blade Runner, che presenta un vivido ritratto di replicanti che aspirano a quella vita umana loro ineluttabilmente negata.

Marvin l’androide paranoico è uno dei personaggi principali della Guida galattica per gli autostoppisti, serie ideata da Douglas Adams (trilogia in 5 volumi).

Tratto da wikipedia

Ciao a tutti!!!

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