Approfondimenti

Ricerca il codice stradale del pedone

Situazione da studiare: il codice stradale del del pedone.

Scopo della ricerca:

  • Sapere che cosa è il codice stradale del pedone e conoscere alcuni articoli che dobbiamo rispettare quando giriamo per la strada.

di Alice P. e Giorgia S.

Pedone (codice della strada)
Anche il pedone, al pari dei veicoli, deve mantenere dei comportamenti corretti nel momento che si trova a far parte con i mezzi di trasporto dell’insieme circolante sulla strada.A chi cammina sono stati dedicati, soprattutto nelle città, itinerari specifici esclusivi e protetti, comprendenti marciapiedi, sottopassi e sovrappassi, ma in diverse condizioni si trova a dover interagire con tutta la massa degli altri veicoli circolanti. Per chiarire le giuste regole di comportamento che in questi casi il pedone deve tenere sono stati approntati due articoli specifici nel nostro codice della strada, sia per i “diritti” che per i “doveri”. L’evoluzione del rapporto tra pedoni e veicoli, nel tentativo di aumentare sempre più la sicurezza stradale, è stata scandita dapprima dall’invenzione delle strisce pedonali visibili a lunga distanza e preannunciate da apposita segnaletica verticale; in un secondo tempo si è avuta l’introduzione di appositi semafori pedonali nelle aree di maggior traffico o di maggior grado di pericolosità e negli ultimi tempi si assiste all’introduzione di un nuovo tipo di strisce pedonali, sempre di colore bianco, inserite in un’area rossa e spesso leggermente sopraelevate rispetto alla sede stradale onde indurre i veicoli motorizzati ad un rallentamento.

Art. 190 – Comportamento dei pedoni

1. I pedoni devono circolare sui marciapiedi, sulle banchine, sui viali e sugli altri spazi per essi predisposti; qualora questi manchino, siano ingombri, interrotti o insufficienti, devono circolare sul margine della carreggiata opposto al senso di marcia dei veicoli in modo da causare il minimo intralcio possibile alla circolazione. Fuori dei centri abitati i pedoni hanno l’obbligo di circolare in senso opposto a quello di marcia dei veicoli sulle carreggiate a due sensi di marcia e sul margine destro rispetto alla direzione di marcia dei veicoli quando si tratti di carreggiata a senso unico di circolazione. Da mezz’ora dopo il tramonto del sole a mezz’ora prima del suo sorgere, ai pedoni che circolano sulla carreggiata di strade esterne ai centri abitati, prive di illuminazione pubblica, è fatto obbligo di marciare su unica fila.

1. I pedoni, per attraversare la carreggiata, devono servirsi degli attraversamenti pedonali, dei sottopassaggi e dei sovrapassaggi. Quando questi non esistono, o distano più di duecento metri dal punto di attraversamento, i pedoni possono attraversare la carreggiata solo in senso perpendicolare, con l’attenzione necessaria ad evitare situazioni di pericolo per sé o per altri.

1. È vietato ai pedoni attraversare diagonalmente le intersezioni; è inoltre vietato attraversare le piazze e i larghi al di fuori degli attraversamenti pedonali, qualora esistano, anche se sono a distanza superiore a quella indicata nel comma 2.

1. È vietato ai pedoni sostare o indugiare sulla carreggiata, salvo i casi di necessità; è, altresì, vietato, sostando in gruppo sui marciapiedi, sulle banchine o presso gli attraversamenti pedonali, causare intralcio al transito normale degli altri pedoni.

1. I pedoni che si accingono ad attraversare la carreggiata in zona sprovvista di attraversamenti pedonali devono dare la precedenza ai conducenti.

1. È vietato ai pedoni effettuare l’attraversamento stradale passando anteriormente agli autobus, filoveicoli e tram in sosta alle fermate.

1. Le macchine per uso di bambini o di persone invalide, anche se asservite da motore, con le limitazioni di cui all’articolo 46, possono circolare sulle parti della strada riservate ai pedoni.

1. La circolazione mediante tavole, pattini od altri acceleratori di andatura è vietata sulla carreggiata delle strade.

1. È vietato effettuare sulle carreggiate giochi, allenamenti e manifestazioni sportive non autorizzate. Sugli spazi riservati ai pedoni è vietato usare tavole, pattini od altri acceleratori di andatura che possano creare situazioni di pericolo per gli altri utenti.

1. Chiunque viola le disposizioni del presente articolo è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 19,95 a euro 81,90.

Bibliografia: da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
http://it.wikipedia.org/wiki/Pedone_(codice_della_strada)

Ricerca il codice stradale del pedone Leggi tutto »

LA STORIA DELLA RETE IDRICA

VALENTINA F. & BARBARA S.

LA RETE IDRICA

Noi approfondiamo la storia della rete idrica di acquedotti, canali artificiali, canali di irrigazione, dighe, tubazioni e pozzi; con lo scopo di sapere come sono nati e come si sono sviluppai nel corso della storia.

Acquedotto
L’acquedotto fu inventato nel Medio Oriente da antichi popoli come i babilonesi e gli egiziani che costruirono dei sofisticati impianti di irrigazione. Gli acquedotti di stile romano furono usati sin dal VII secolo a.C. ,quando gli Assiri costruirono una struttura di calcare alta 10 metri e lunga 300 per trasportare acqua attraverso una valle fino alla capitale Ninive per una lunghezza totale di 80 km. I Romani costruirono numerosi acquedotti per portare acqua ai centri abitati e alle industrie. La stessa città di Roma ebbe la più grande concentrazione di condotte idriche con 11 acquedotti costruiti nell’arco di cinque secoli, con una lunghezza complessiva di circa 350 km. Una parte degli 11 acquedotti che regolavano la distribuzione delle acque nell’antica Roma è ancora funzionante e viene impiegata per rifornire le fontane della capitale. Solo 47 km di questi erano costruiti in superficie, la maggior parte erano sotterranei. Il più lungo degli acquedotti romani viene considerato quello costruito nel II secolo a.C. per approvvigionare Cartagine attraverso una condotta di 141 km. Il primo acquedotto in ordine di tempo fu l’Aqua Appia, una condotta sotterranea della lunghezza di circa 16 km, realizzata durante l’amministrazione di Appio Claudio, da cui derivò il nome, verso il 312 a.C. L’Aqua Marcia, costruita nel 144 a.C. dal pretore Marcio, fu invece il primo acquedotto romano non sotterraneo. Lungo complessivamente circa 90 km, era dotato di una parte a ponticanali di 16 km. Tra gli acquedotti che i romani costruirono in altre regioni dell’impero si ricordano quelli di Nìmes in Francia e di Segovia in Spagna. Gli acquedotti romani erano delle costruzioni molto sofisticate il cui standard qualitativo e tecnologico non ebbe uguali per oltre 1000 anni dopo la caduta dell’Impero Romano. Essi erano costruiti con tolleranze minime. La costruzione dei primi acquedotti risale alle popolazioni dell’antichità, in regioni quali l’India e la Mesopotamia, ma il sistema di opere più esteso del mondo antico fu certamente quello dei romani. I romani furono abili ingegneri e architetti: per le loro grandiose opere pubbliche, conservatesi nei secoli, svilupparono tecniche di costruzione efficaci e innovative. Tra le imprese maggiori figurano gli acquedotti, che erano in grado di trasportare acqua dalle fonti di montagna fino alle aree abitate più lontane, rifornendo grandi città come Roma. I canali dell’acquedotto correvano alla sommità di enormi archi di pietra. Esperti geometri e topografi, detti gromatici, dirigevano la costruzione di queste massicce opere murarie utilizzando strumenti molto precisi, come la groma, che consentiva di tracciare linee dritte e determinare angoli retti. Gli operai erano in grado di sollevare pesanti pietre grazie a imponenti gru mosse da ingranaggi rotanti azionati da schiavi. Una volta raggiunta la città, l’acqua veniva raccolta in bacini e vasche e quindi distribuita attraverso un elaborato sistema di tubi sotterranei, che alimentavano fontane, bagni pubblici e lavatoi. Roma era servita da ben 24 acquedotti, che portavano 984 milioni di litri d’acqua al giorno. Gli acquedotti sono l’opera più maestosa e originale dell’edilizia dell’antica Roma. Per merito degli acquedotti, i cittadini dell’antica Roma avevano una fornitura giornaliera d’acqua simile all’attuale. Alcuni si alimentavano con le acque provenienti dall’alta valle dell’Aniene e resero Roma la città meglio servita del prezioso liquido. Fino all’anno 312 a.C. i Romani si accontentarono di usare le acque che attingevano dal Tevere, o ai pozzi e alle sorgenti. Successivamente, col crescere della città, si fece sempre più pressante il problema del rifornimento idrico e, soprattutto in seguito alla diffusione delle terme, i pozzi e le sorgenti non bastarono più. Gli acquedotti portavano in città l’acqua dalle sorgenti che scaturivano da alture circostanti. La conduttura stagna correva per lunghi tratti sotto terra, ma quando doveva superare una depressione del terreno veniva sostenuta da mura alte e massicce. In un primo tempo Roma finanziò la costruzione degli acquedotti con i proventi delle conquiste militari; in età imperiale, invece, con una quota del bilancio pubblico. Il pesante lavoro era svolto da schiavi, che in seguito si occupavano anche della manutenzione. I problemi connessi all’attraversamento di corsi d’acqua, furono anch’essi risolti con l’uso dell’arco nei numerosi ponti, alcuni dei quali veramente imponenti e di grandissimo impatto scenografico.

Acquedotto Appio
L’acquedotto Appio iniziava in vicinanza della via Collatina, forse nei pressi della Rustica. Aveva un percorso di circa 17 km quasi interamente sotterraneo, attraversava le zone di Porta Maggiore, il Celio, l’Aventino, per terminare infine nell’attuale zona di S. Maria in Cosmedin.

Acquedotto dell’Aniene Vecchio
Costruito grazie al bottino della guerra contro Pirro, utilizza come appare dal nome stesso, le acque dell’alto corso del fiume Aniene. Fu portato a termine fra il 272-269 a.C. ed aveva una lunghezza di circa 63 km. L’Anio Vetus portava una grande quantità di acqua da zone assai lontane da Roma, avendo il suo inizio in vicinanza dell’odierna Vicovaro e il suo speco era scavato nel tufo. L’acquedotto terminava nella zona dell’Esquilino ad un’altezza abbastanza elevatala poter fornire d’acqua diverse zone della città. In seguito un suo ramo raggiunse anche le terme di Caracalla. Il suo percorso era molto tortuoso in quanto per mantenere la giusta pendenza, doveva aggirare intere vallate, non avendo i Romani, all’epoca, le conoscenze tecniche per costruire i grandi ponti per poterle attraversare. Subì vari restauri nel corso dei secoli, alcuni dei quali di notevole impatto come la costruzione del ponte della mola di S. Gregorio, di epoca adrianea. Questo raccordo permise di accorciare di molto lo sviluppo del percorso sotterraneo che altrimenti doveva seguire la vallata.

Acquedotto Marcio
Prende il nome dal pretore Quinto Marcio Re, incaricato dal Senato romano nel 144 a.C. di portare nuova acqua alla città. Egli scelse quella che scaturiva abbondante e pura nella valle d’Arsoli, alle falde dei Monti Simbruini. Quest’acqua era universalmente lodata per la sua bontà, pur avendo anche caratteristiche di durezza dovuta al fatto che il massiccio dei Simbruini assorbe, con il suo apparato carsico le copiose precipitazioni che restituisce arricchite più in basso, nelle numerose sorgenti. L’acquedotto, lungo 90 km e con una portata di 2250 l/s, arrivava in città ad un’altezza molto superiore all’Anio Vetus, grazie ai magnifici ponti con cui superava le vallate nella zona di S. Vittorino e Galligano e ai numerosi chilometri di enormi arcuazioni, nel tratto finale. Questo permetteva di servire tutta la città. Terminava poi presso l’odierno Ministero delle finanze, mentre altre ramificazioni servivano il Quirinale, il Campidoglio, il Celio e l’Aventino.

Acquedotto della Tepula
L’acquedotto della Tepula, costruito nel 125 a.C., con una portata di poche quinarie, prese questo nome a causa dell’acqua che sgorgava tiepida da una sorgente, denominata Preziosa, presso i colli Albani. Questo acquedotto venne ristrutturato da Agrippa contemporaneamente alla costruzione dell’acquedotto Giulio. Assieme a questo durante il suo tragitto, l’acquedotto della Tepula passava attraverso la piscina limarla, per poi ritornare indipendente. Il condotto, sotterraneo nel primo tratto, si andava successivamente ad appoggiare, insieme a quello dell’acqua Giulia, sulle costruzioni e arcuazioni dell’acquedotto Marcio.

Acquedotto Giulio
Venne costruito nel 33 a.C. da Marco Agrippa. Le sorgenti erano situate vicino al ponte degli Squarciarelli, nella zona di Grottaferrata. Ad un certo punto, nella parte iniziale, il suo condotto risaliva unito a quello della Tepula, per poi divenire di nuovo indipendente. Terminava il suo percorso in spechi sovrapposti, sopra il condotto della Tepula, sulle stesse strutture dell’acqua Marcia.

Acquedotto Vergine
L’acquedotto ha origine nell’attuale zona di Salone, fu inaugurato nel 19 a.C. da Agrippa per portare acqua alle proprie terme in Campo Marzio. Aveva una portata di 1200l/s e la sua lunghezza superava i 20 km, percorsi quasi tutti in sotterraneo. La sua acqua era decantata per la purezza e la leggerezza. Ancora oggi, nella sua antica struttura, è in funzione e serve alcune tra le più belle fontane di Roma.

Acquedotto Alsietino
Venne costruito nel 2 d.C. e raccoglieva direttamente l’acqua dal lago di Martignano per rifornire direttamente d’acqua la naumachia di Augusto in Trastevere. La sua lunghezza era di circa 33 km ed aveva una portata di quasi 200l/s.

Acquedotto Claudio
L’acquedotto venne iniziato dall’imperatore Caligola nel 38 d.C. e completato dall’imperatore Claudio intorno al 52 d.C. Proveniva da sorgenti di ottima qualità, situate nell’alta valle dell’Aniene a poca distanza da quelle dell’acqua Marcia. Aveva una portata di circa 2200l/s e il percorso complessivo, dalle sorgenti fino alla città, era di quasi 70 km. Nei pressi di Capannelle, dopo essere passato nella piscina limarla, l’acquedotto iniziava il tratto sopraelevato, con arcuazioni che risultano essere, ancora oggi, tra le più suggestive della campagna romana. Aveva il suo castello terminale nella zona di Porta Maggiore e sempre in prossimità della stessa zona, per volere di Nerone, fu costruita un’imponente diramazione dell’acquedotto per servire la Domus Aurea.

Acquedotto dell’Aniene Nuovo
Come il Claudio, anche questo acquedotto fu iniziato da Caligola nel 38 d.C. e finito da Claudio nel 52 d.C. Raccoglieva l’acqua direttamente dall’Aniene nei pressi di Subiaco e venne chiamato Anio Novus per distinguerlo dal precedente che quindi divenne Vetus. Attingeva direttamente dal fiume e per questo, la sua acqua risultava, alle volte, alquanto torbida. L’acquedotto aveva il percorso più lungo di tutti gli altri, misurando circa 87 km e aveva una portata superiore ai 2200l/s. L’acquedotto, dopo la piscina limaria in località Capannelle, procedeva nel suo percorso sfruttando le stesse strutture dell’acquedotto Claudio, ponendosi però al di sopra di esso.

Acquedotto Traiano
Fu costruito nel 109 d.C. da Traiano, al fine di rifornire d’acqua i quartieri di Roma al di la del Tevere, non ancora provvisti di acqua potabile. Iniziava il suo percorso nella zona di Bracciano tra Trevignano e Vicarello e continuava il suo cammino intorno al lago raccogliendo altre vene sorgive, prima di deviare verso Roma in prossimità dell’Arrone. Aveva una portata di quasi 1400l/s e una lunghezza di circa 57 km.

Acquedotto Alessandrino
Fu costruito da Alessandro Severo nel 226 d.C. Aveva una lunghezza di 22 km, e la portata giornaliera era di 22000 metri cubi. Le sorgenti erano situate nei pressi di Colonna e vennero usate, nel 1585 per l’acqua Felice. Il suo percorso era quasi completamente su arcuazioni e terminava rifornendo le Terme Alessandrine in Campo Marzio.

A volte, quando si incontrano depressioni maggiori di 50 m lungo il percorso, vengono utilizzati i sifoni inversi, condotte a gravità utilizzate per superare il dislivello, in uso anche ai giorni nostri, quando gli ingegneri idraulici utilizzano questa metodologia per gli impianti idrici e fognari. Molte delle esperienze accumulate dagli antichi romani vennero perse durante il Medioevo e in Europa la costruzione di acquedotti conobbe una interruzione fino al XIX secolo. L’approvvigionamento di acqua venne garantito principalmente tramite lo scavo di pozzi, ma questo metodo creava gravi problemi di salute pubblica quando le falde acquifere risultavano contaminate. Una eccezione da notare in questo periodo è l’acquedotto New River, aperto nel 1613 in Gran Bretagna per rifornire di acqua potabile fresca la città di Londra coprendo una distanza di 62 km.
Lo sviluppo di canali fornì un ulteriore spunto alla costruzione di acquedotti. Tuttavia, la costruzione di acquedotti su vasta scala non riprese fino al XIX secolo per la nuova necessità di alimentare città in rapida crescita e industrie assetate d’acqua. Lo sviluppo di nuovi materiali e di nuove tecnologie consentirono significativi miglioramenti. Per esempio, la ghisa permise la costruzione di sifoni invertiti più grandi e resistenti a maggiori pressioni, mentre pompe a vapore ed elettriche permisero un considerevole aumento della quantità e velocità del flusso d’acqua. L’Inghilterra primeggiava nel mondo per la costruzione di acquedotti, con gli esempi notevoli costruiti per trasportare l’acqua a Birmingham, Liverpool e Manchester. In Italia, fra il 1823 e il 1851, a più riprese, venne costruito a Lucca un acquedotto di foggia simile a quelli dell’antica Roma. Il suo architetto, Lorenzo Nottolini, progettò l’opera lunga circa 3,25 km per portare l’acqua del Monte Pisano nella città toscana ponendo alle sue estremità due tempietti che servivano all’approvvigionamento e alla gestione della struttura. Gli acquedotti in assoluto più grandi sono stati costruiti negli Stati Uniti per approvvigionare le più grandi città. Quello di Catskill porta l’acqua a New York coprendo una distanza di 190 km, ma è superato in grandezza da quelli dell’ovest dello stato, il più importante dei quali è l’Acquedotto del Colorado, cioè quello che collega il Colorado all’area urbana di Los Angeles situata 400 km più a ovest. Anche se indubbiamente gli acquedotti sono delle grandi opere di ingegneria, la notevole quantità d’acqua che trasportano possono creare delle grosse problematiche ambientali a causa dell’impoverimento dei corsi d’acqua. Storicamente, innumerevoli società agricole hanno costruito acquedotti per irrigare le coltivazioni. In tempi più recenti, gli acquedotti sono stati utilizzati per scopi di navigazione commerciale consentendo alle chiatte fluviali di superare i dislivelli. Durante la Rivoluzione Industriale del XVIII secolo molti acquedotti furono costruiti come parte del generale boom nella costruzione di canali artificiali.

Canale
L’uso dei canali per la navigazione risale all’antichità ed è documentato già tra gli assiri,gli egizi,gli indiani e i cinesi. I resti di un canale nei pressi di Mandali,in Iraq,risalgono al 4000° a.C.;ancora in uso è il Gran Canale cinese,lungo 1700 km,la cui costruzione fu iniziata tra il V e il VI secolo a.C. per collegare i fiumi Chang Jiang e Huang He,e le città di Tianjin e Hangzhou e completata nel 1327. La conca di navigazione,che permette alle imbarcazioni di superare al dislivello delle vie d’acqua,fu inventata in Europa verso la seconda metà del XV secolo.
La più interessante opera di questo ramo della scienza idraulica presente sul territorio italiano risale al Medioevo,e fu la costruzione del Naviglio Grande,che è stato navigabile dal 1272 fino alla seconda guerra mondiale. Di epoca più tarda sono altri canali,costruiti sempre in Lombardia tra il XIV e il XV secolo,come il Naviglio della Martesana,il Naviglio Pavese e il Naviglio di Bereguardo.
Diversi canali importanti furono costruiti in Francia nel XVII secolo,tra cui quello di Brière,quello d’Orlèans e il Canal du Midi,che mette in comunicazione la valle della Garonna e il mar Mediterraneo. Risale invece al XIX secolo la costruzione del canale Marna-Reno.
Nel XVIII secolo,in Russia,fu realizzato un grande sistema di vie d’acqua,il canale Volga-Baltico,che collega il Volga e il mar Baltico all’altezza di San Pietroburgo. Di costruzione più recente,sempre in Russia,è il canale Volga-Don.
In Svezia,nel 1832 venne completato il canale di Gota,un sistema di laghi,fiumi e canali lungo 286 km,di cui 86 km circa possono accogliere navi di alto mare, unisce Stoccolma a Goteborg. Nello stesso anno venne portata a termine,in Belgio,la costruzione del canale Bruxelles-Charleroi e avviata in Germania la realizzazione del canale Ludwig;lungo 117 km quest’ultimo mette in comunicazione il Danubio,il Meno e il Reno.
Di qualche decennio posteriore è la realizzazione del canale di kiel,che permette il passaggio tra il Mare del Nord e il mar Baltico. Sempre in Germania l’apertura,nel 1938,del sistema del canale Mittelland ha completato sull’asse est-ovest in una rete formata da un totale di circa 7850 km di idrovie interne,che si estendono dal canale Dortmund-Ems,a est del Reno,fino all’Elba,a nord di Magdeburgo. La rete idrografica tedesca fa parte di un sistema ancora più vasto che fuoriesce dai confini della Germania e comprende circa 11265 km di vie navigabili.
I maggiori sistemi di canali della Gran Bretagna sono il Grand Union Canal e il Manchester Ship Canal,che collega il porto di Manchester con il mar d’Irlanda.
All’estremo margine sudorientale del bacino mediterraneo si trova infine una delle più storiche realizzazioni di vie d’acqua artificiali:il Canale di Suez.Inaugurato nel 1869,il canale che collega il mar Mediterraneo e il Mar Rosso ha infatti reso possibile un più rapido accesso marittimo dall’oceano Indiano all’Europa.

Negli Stati Uniti,la realizzazione del Canale Erie e del New York State Barge Canal System fu il primo passo verso la costruzione di un sistema di canali lungo 7242 km. La Saint Lawrence Seaway,il più imponente sistema di canali navigabili del mondo,fu inaugurato nel 1959 e rende possibile il collegamento tra la regione dei Grandi Laghi,il fiume San Lorenzo e l’oceano Atlantico. Molti dei primi canali costruiti sul suolo americano,ad esempio quelli del Mississipi,oggi non sono più utilizzati,poiché sono stati sostituiti dalla ferrovia e da vie d’acqua più moderne ed efficaci. Nel cuore del continente americano,il canale di Panamà mette in comunicazione l’oceano Atlantico con l’oceano Pacifico attraverso l’istmo omonimo.

Ampliamento del canale di Suez
Quando fu inaugurato,nel 1869,il canale di Suez,che mette in comunicazione il mar Mediterraneo con il mar Rosso,era lungo 163 km,profondo 8m e largo 22m sul fondo e 58m sulla superficie. Successivamente fu ampliato per potervi far transitare navi di stazza superiore alle 150.000 t.

Impianto idraulico antico
Oggi milioni di persone nel mondo hanno l’acqua corrente…
L’impero romano antico ha sviluppato i sistemi dell’impianto idraulico. La gente ricca ha avuto tubi di funzionamento d’acqua calda sotto i loro pavimenti per riscaldare le loro sedi.

Cenni storici sull’irrigazione
Le prime testimonianze relative alla pratica dell’irrigazione risalgono all’antico Egitto,dove veniva praticata lungo le rive del Nilo circa 5000 anni prima di Cristo. Già intorno al 2100 a.C. erano in uso sistemi complessi,uno dei quali permetteva di canalizzare le acque del Nilo fino l lago Moeris. Le colture dei sumeri nella Mesopotamia meridionale ve4nnero irrigate fin dal 2400 a.C.,mentre i cinesi iniziarono a irrigare artificialmente le loro coltivazioni a partire dal 2200 a.C. I peruviani disponevano di sofisticati sistemi di irrigazione già prima della nascita di Cristo e,nello stesso periodo,i nativi del Nord America vantavano già più di 100.000 ettari di terreno irrigato nella Salt River Valley dell’Arizona.

Antiche tecniche di irrigazione
Uno dei primi dispositivi utilizzati per trasportare l’acqua dai fiumi ai campi situati in posizione più elevata era il cosiddetto mazzacavallo,un secchio posto alla sommità di un palo e dotato di contrappeso. La vite di Archimede,usata per il medesimo scopo,era un cilindro contenente una vite dal filetto molto ampio,che veniva girata a mano;il cilindro veniva posto su un declivio,con la parte inferiore immersa in acqua del fiume;girando la vite,l’acqua veniva trasportata a un livello superiore. La ruota persiana,ancora oggi in uso in India,è una ruota verticale parzialmente immersa in acqua,che reca dei secchi appesi al cerchione esterno;quando gli animali da tiro sospingono una ruota dentata a essa collegata,la ruota gira riempiendo i secchi e svuotandoli in un canale sottostante che conduce l’acqua ai campi coltivati.

Un metodo più pratico per disporre di acqua a quote superiori rispetto a quella del deposito naturale consisteva nel costruire una diga permanente in un punto superiore del corso del fiume,in modo che l’acqua colmasse un bacino artificiale fino al livello desiderato. Da qui l’acqua poteva defluire per gravità attraverso appositi canali,in direzione dei campi situati a quote più basse. Questo metodo è stato praticato su larga scala dalle civiltà più antiche,le cui dighe erano costituite da semplici terrapieni. I metodi di irrigazione moderna si basano sostanzialmente sullo stesso principio,attuato tuttavia con strutture in muratura o in cemento armato.

Diga
La prima diga a noi nota fu costruita verso il 4000 a.C. in Egitto,allo scopo di deviare il corso del Nilo ed edificare la città di Menfi sui terreni sottratti alle acque. Molte antiche dighe tra cui quelle costruite dai babilonesi,facevano parte di sistemi di irrigazione che trasformavano regioni improduttive in fertili pianure. A causa dei danni provocati dalle inondazioni,pochissime dighe risalenti a oltre un secolo fa sono ancora integrate. La costruzione di grandi dighe virtualmente indistruttibili divenne possibile solo con l’utilizzo del cemento idraulico e del calcestruzzo e con l’introduzione delle moderne macchine per movimento di terra.

Pozzo
I pozzi più antichi di cui si conoscono tracce certe risalgono al Neolitico. In Israele è stato trovato un pozzo che viene datato 8100-7500 a.C.:è il più antico conosciuto. Ne sono stati trovati altri dello stesso periodo.

Fonti
-enciclopedia encarta
-http\\it.wikipedia.org\wiki\Acquedotto.
-http\\www.ambientandoci.it
-http\\it.encarta.msn.com
-http\\it.wikipedia.org\wiki\pozzo
-http\\italian.plumbihggrlat.com

Le autrici:
F. Valentina
S. Barbara

LA STORIA DELLA RETE IDRICA Leggi tutto »

LA RETE IDRICA

F. Valentina – classe 3d-per il 12-11-‘08

Approfondimento sulla rete idrica

Scuola secondari di primo grado di Castiglione di Ravenna

Anno:2008-2009

Rete idrica

La rete idrica è composta da canali, pozzi, acquedotti, dighe.

Canale

Introduzione
Il canale è un corso d’acqua artificiale realizzato generalmente a scopo d irrigazione,drenaggio o navigazione. Qui di seguito ci soffermeremo in particolare sulle vie d’acqua utilizzate per la navigazione,che talvolta sono abbastanza profonde per permettere il transitori navi di alto mare, ma più comunemente possono essere percorse da chiatte o comunemente da imbarcazioni a basso pedaggio.

Canale di Panamà
Il canale di Panamà si compone di tre canali principali e di altre vie navigabili artificiali minori. Si estende attraverso l’omonimo istmo per una lunghezza di 81,63 km,collegando l’oceano Pacifico con l’oceano Atlantico.

La costruzione
imbarcazioni presso una chiusa
Le chiuse sono sistemi di barriere disposte lungo un canale che servono per far superare alle imbarcazioni il dislivello tra due bacini d’acqua. Dopo l’ingresso d’acqua in una chiusa,le paratoie a monte si chiudono mentre quelle a valle si aprono lasciando fluire l’acqua fino al pareggiamento dei livelli. A questo punto la barriera a valle si apre e la barca può procedere.

La costruzione di un canale comporta in primo luogo uno scavo a cielo aperto effettuato con normali attrezzature e macchine scavatrici.
Il fondo e le sponde dello scavo sono spesso rivestiti di calcestruzzo per impedire l’erosione. Al contrario delle strade e delle ferrovie,i canali non possono seguire le irregolarità del terreno,ma devono essere costituiti da uno o più tratti diritti,a livello pressoché costante. Alla giustiziane fra due tratti situati su livelli diversi,le navi vengono trasferite da un livello all’altro per mezzo di conche di navigazione,costitute da sezioni di canale chiuse da paratie alle estremità,in modo che il livello dell’acqua possa essere innalzato o abbassato per pareggiare quello del tratto di canale precedente o successivo. Quando il livello dell’acqua racchiusa nella conca di navigazione è uguale a quello del tratto di canale in cui si trova la nave,si apre la paratia corrispondente e la nave può entrare. Si richiude quindi la paratia e si porta l’acqua della conca al livello di quella del tratto di canale in cui la nave deve entrare,dopo di che la paratia del lato che ha raggiunto il livello richiesto viene aperta e la nave può proseguire. Nel caso di canali percorribili solo da imbarcazioni leggere,per superare i dislivelli si possono usare scivoli o montacarichi. Gli scivoli sono piani inclinati,talora muniti di rotaie,lungo i quali l’imbarcazione viene tratta a secco e alata mediante cavi di acciaio. Nel montacarichi,invece,l’imbarcazione viene fatta entrare in una grande vasca mobile,le paratie vengono chiuse e la vasca con l’imbarcazione galleggiante viene portata al livello del tronco successivo.

Canali per chiatte
Nella maggior parte dei grandi canali le chiatte vengono spinte o trainate da rimorchiatori:un solo rimorchiatore può trainare un convoglio di ben 40 chiatte. In alcuni canali europei,convogli di due o più chiatte vengono rimorchiati da trattori a motore diesel che avanzano lungo un’alzaia che fiancheggia il canale. In alcune regioni di traino viene ancora eseguito da uomini o da animali da tiro.

Canalizzazione dei fiumi
In passato,quando si constatava che qualche fiume importante non era navigabile in determinati tratti,si costruivano canali laterali paralleli al fiume stesso,che così veniva abbandonato nel tratto non navigabile e ripreso subito dopo. Con l’avvento delle moderne macchine per movimento di terra,questa pratica è stata in larga parte abbandonata a favore della canalizzazione del fiume stesso:oggi infatti è possibile dragare il fiume nei punti in cui non è navigabile,e costruire dighe e derivazioni che controllano il livello dell’acqua dalle sorgenti alla foce.

Pozzo

Introduzione
Il pozzo è uno scavo verticale,generalmente a sezione circolare,praticato nel terreno a scopi diversi. Il più comune è quello destinato per l’approvigiamento di acqua potabile.

Pozzi minerari
La principale via di accesso a una miniera sotterranea è il pozzo,attraverso cui passa l’ascensore per gli operai,detto gabbia,è il carrello di estrazione del minerale,detto skip. Un pozzo di ventilazione parallelo a quello principale garantisce una corretta aerazione impedendo l’accumulo di gas tossici. Una serie di passaggi traversali a diversi livelli,infine,mette in comunicazione il giacimento con i cantieri in cui il minerale estratto viene sottoposto alle prime lavorazioni.

Pozzi artesiani e pozzi freatici
Si distinguono in artesiani e freatici,a seconda che l’acqua raggiunta si trovi in pressione (perché la falda è sovrastata da uno strato di terreno impermeabile che ne impedisce la risalita verso l’alto) oppure a pelo libero (ossia alla quota di equilibrio naturale,detta quota piezometrica,che dipende dalla natura del terreno e dalla velocità di scorrimento nel sottosuolo). Nello scavo dei pozzi artesiani è sufficiente perforare lo strato impermeabile perché il livello dell’acqua si alzi spontaneamente fino a raggiungere la quota piezometrica,che può essere anche superiore al piano di campagna,ossia al livello del terreno:in tal caso l’acqua esce con uno zampillo. I pozzi freatici devono invece essere scavati a una profondità nettamente superiore a quella del livello dell’acqua,in modo che questa possa essere attinta in un punto sufficientemente lontano dal fondo per evitare intorbidamenti.

Tecniche di scavo e di estrazione
Lo scavo può essere effettuato in vari modi,dipendenti dalla natura del terreno,dalla profondità che si vuole raggiungere e dall’ampiezza del pozzo. Si ricorre alla trivellazione,mediante perforatrici verticali a testa rotante simili a quelle impiegate nell’industria mineraria,nel caso di pozzi profondi ma di ampiezza limitata. Per profondità più limitate si può eseguire lo scavo diretto,usando perforatrici ad aria compressa,con rimozione dei detriti mediante apparecchi di sollevamento,consolidando contemporaneamente le pareti. Un altro sistema consiste nell’infliggere nel terreno,mediante percussione,un tubo di acciaio di grande diametro,eliminando via via i detriti. In ogni caso, il pozzo finito dovrà avere un rivestimento di protezione,munito di feritoie (se di calcestruzzo) o di fori (se di acciaio) che consentano l’ingresso dell’acqua,all’interno del quale verrà calato il tubo che costituisce il pozzo vero e proprio,di diametro inferiore a quello del rivestimento,per formare un’intercapedine riempita con materiale filtrante.
L’estrazione dell’acqua si effettua mediante pompe idrauliche generalmente di tipo centrifugo,talvolta situate all’esterno,ma più spesso installate all’interno del pozzo stesso.

Altre tipologie di pozzo
Oltre ai pozzi per l’approvvigionamento dell’acqua potabile,vi sono i pozzi minerari scavati per raggiungere giacimenti sotterranei,i pozzi petroliferi scavati per la ricerca e per l’estrazione del petrolio,i pozzi di fondazione,i pozzi di ventilazione o di aerazione e i pozzi perdenti,impiegati per il drenaggio del terreno. Questi ultimi vengono scavati in terreni costituiti da uno strato superficiale impermeabile sovrastante uno strato permeabile:le acque stagnanti in superficie vengono canalizzate fino al pozzo,scavato fin oltre lo strato impermeabile,e si disperdono nello strato permeabile.
Fra i vari tipi di pozzo va ricordata l’esistenza dei pozzi neri,per la raccolta dei liquami. In massima parte sostituiti dalle più moderna fosse settiche,sopravvivono ancora nelle campagne più arretrate,e sono costituiti da semplici fosse scavate nel terreno,rese impermeabili da un rivestimento di calcestruzzo,che devono essere svuotate periodicamente.

Acquedotto

L’acquedotto è un sistema di canali artificiali impiegato per il trasporto delle acque. Il termine acquedotto spesso include anche l’insieme delle opere di raccolta e distribuzione di acqua potabile a uso domestico o industriale.
In epoca moderna,i progressi nel settore dell’ingegneria hanno permesso un netto miglioramento nelle tecniche di costruzione,grazie ad esempio alla realizzazione di condotte forzate,rendendo possibile la realizzazione di colossali opere destinate al trasporto delle acque. Il sistema di acquedotti più esteso del mondo è quello che serve la California meridionale;esso sfrutta soprattutto l’acqua del Colorado.

Pont du Gard, Francia
Il Pont du Gard, è il più alto degli acquedotti romani ed è costituito da tre ordini di arcate ;costruito nella prima metà del I secolo a.C.,si trova vicino a Nimes, in Francia.

LA RETE IDRICA Leggi tutto »

Ricerca…. Aiuto!!!!!

Ciao a tt…. siamo la Babi e la Vale della 3D e abbiamo un grossimo… anzi….. gigantesco problema…. Nn sappiamo k cs fare di innovativo x la seconda ricerca e manca sl una settimana ed è da consegnare!!!!! Preghiamo kiunque abbia un’idea ad aiutarci…. Grazie…  PS:  L’argomento è la storia della rete idrica….. Grazie ancora e tnt saluti dalla Babi e dalla Vale della 3D….. 🙂

Ricerca…. Aiuto!!!!! Leggi tutto »

Pleo, il dinosauro amico

Il piccolo pleo è un dinosauro robot, ideato dal creatore dei Furby, Caleb Chung. è il primo delle “life froms” (forme di vita) della Ugobe. il dinosaurino ha l’aspetto di un cucciolo di Camarasauro, testa grossa per ospitare i sensori e i motori per il movimento. Ogni Pleo può apprendere e fare eperienza nell’ambiente che lo circonda grazie ad una spiccata intelligienza che lo pirta a sviluppare una personalità individuale. ecco le funzioni:
sistema di visione basato su videocamera a colori (per individuare fonti di luce e la direzione in cui muoversi)
due microfoni, udito naturale
individuazione dei battiti (permette a pleo di sentire la musica e danzare) – questa caratteristica è stata rimossa, ma potrebbe essere aggiunta di nuovo.
otto sensori tattili a induzione (testa, collo, spalle, zampe, retro)
quattro sensori sotto le zampe (per sentire la superficie di appoggio)
quattordici sensori di sforzo, uno per articolazione
sensore di orientamento
sensore ad infrarossi per individuazione di oggetti nella bocca
sensore ad infrarossi per individuazione di oggetti circostanti
trasmettitore ad infrarossi per interagire con altri Pleo
Porta Mini-USB per download online
Alloggiamento per scheda SD

Pleo, il dinosauro amico Leggi tutto »