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BUONA PASQUA
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Yata21
Roma- sabato scorso sono scesi in piazza i pensionati, i più deboli economicamente, i più indifesi di fronte al carovita, soprattutto da quando una decina di anni fa l’andamento delle pensioni è stato sganciato da quello delle retribuzioni. La manifestazione ha portato a Roma 500mila anziani, è il terzo segnale che Cgil, Cisl e Uil mandano al governo il meno di un mese perché cambi politica economica: il 10 Marzo c’è stata l’assemblea unitaria dei delegati durante la quale i sindacati hanno presentato la loro piattaforma e lo sciopero generale del 26 Marzo.
SECONDO VOI COSA DOVREBBE FARE IL GOVERNO?
PAPERONE
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I perchè del terrorismo
si è aperto il gioco della domanda senza risposta : perchè è tempo di terrorismo devastante e irragionevole? La risposta per alcuni è quella di Freud :latente bisogno umano di assicurarsi la vita uccidendo quella degli altri (e qui ricordo il famoso detto latino “mors tua vita mea”).la risposta più attuale è che il terrorismo è il frutto perverso della rivoluzione tecnologica .I due fatali giorni 11 delle due stragi,in America e in Spagna , non sarebbero stati possibili se oggi la scienza e le tecniche dell’ eccidio non fossero a disposizione di tutti :aeri ,bombe, missili,veleni acquistabili sul mercato mondiale .Ma queste condizioni non esistevano già 50 o 100 anni fa?Certamente,ma prima che i deboli,i poveri si rendano conto che questa guerra del terrore si può fare,passano decenni.Il vedere che mentre tu non hai acqua ,cibo, medicine,c’è un mondo raggiungibile in poche ore ,dove si è “malati “di benessere .Ma non è stato così anche in passato ? Certo, e infatti la storia del genere umano è perennemente “bagnata di sangue”.Solo che erano stragi annunciate dal lento avanzare degli esesrciti ,e non (come adesso) devastazioni fulminee di un nemico imprendibile ,spesso senza volto… le cause sono soprattutto i fanatismi religiosi, le utopie che creano le basi per nuove persecuzioni senza senso …il terribile rischio è che a tutte queste domande si dia la risposta che piace ai generali , un nuovo militarismo , l’occupazione che continuerà per sempre di territori (e popoli) nemici, sospetti o vantaggiosi per la propria economia . marilyn
tratto da “il Venerdì di Repubblica”
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Che cos’è la globalizzazione? Rischi e prospettive della società planetaria
pp.198, ISBN 88-430-1276-2
Recensione di Ilaria Dal Canton- 8/5/2000
Di estrema chiarezza e concisione, il libro di Beck si colloca all’interno dell’ampio dibattito – in realtà tardivo rispetto all’esplosione del fenomeno stesso – che concerne il problema della globalizzazione: problema dalle mille sfumature, al quale non si può sottrarre una odierna riflessione sul politico e il sociale.
Cos’è dunque la globalizzazione?
Secondo Beck si tratta dell’ “evidente perdita di confini dell’agire quotidiano nelle diverse dimensioni dell’economia, dell’informazione, dell’ecologia, della tecnica, dei conflitti transculturali e della società civile, cioè, in fondo qualcosa di familiare e nello stesso tempo inconcepibile, difficile da afferrare, ma che trasforma radicalmente la vita quotidiana, con una forza ben percepibile, costringendo tutti ad adeguarsi, a trovare risposte” (pag. 39).
Un fenomeno, dunque, che coinvolge la vita umana (ma non solo) nel suo complesso, per la cui comprensione non è sufficiente un’analisi di tipo solo economicistico (come quella di Wallerstein). La globalizzazione è anzitutto un fenomeno culturale. Il che non implica necessariamente una omologazione, una “macdonaldizzazione” del mondo, quale denunciata con preoccupazione dai cultural studies. Si tratta di un che di molto più complesso, contraddittorio, sfumato.
L’originalità di Beck consiste proprio nell’affrontare un’indagine sulla società globale, senza cercare di ridurre la complessità dell’oggetto: “lo sforzo di determinare questo concetto, scrive, è simile al tentativo di inchiodare un budino alla parete”. Da qui, la possibilità di fornire un quadro esauriente delle diverse sfumature, che caratterizzano questa “seconda modernità”. Beck considera la globalizzazione come un fenomeno intrinsecamente conflittuale. La chiave per comprenderlo consiste, dunque, nel pensare dialetticamente le contraddizioni, che sono ad esso implicite, senza ridurle ad un tutto omogeneo e monolitico. Così, egli osserva, la globalizzazione comporta una ri-localizzazione, la quale non si configura come un semplice ritorno alle tradizioni, ma come una sintesi efficace tra globale e locale, ben esemplificata dal tirolese “Wüsterl bianco Hawaii”. Si tratta insomma di una “glocalizzazione” (neologismo, che Beck mutua da Roland Robertson): de-localizzione e ri-localizzazione, insieme.
La stessa composizione mobile di contrari si insinua anche nella sfera della morale: l’universalismo degli imperativi deve farsi contestuale, essere cioè in grado di cogliere i propri limiti, che sono dati dal proprio tempo e dal proprio luogo. Da questa prospettiva soltanto, può essere proposta una critica, di ampiezza interculturale.
Per un analogo principio, la risposta che la politica può dare al mondo globale (o meglio “glocale”), è una stato “trans-nazionale”. Organismo androgino, dotato di una “sovranità inclusiva” come osserva Beck, che rappresenterebbe l’incarnazione del motto “pensare globale, agire locale”. In tal senso, lo stato trans-nazionale si configurerebbe come un superamento radicale della nazione, pur non comportandone l’eliminazione. Facendo leva sullo stato trans-nazionale (concepito come uno stato commerciale globale), la politica deve essere con ciò in grado di organizzarsi a più livelli, tramite una rete di azioni che possa imbrigliare tanto il particolare, quanto il generale. Una prospettiva, questa, che esclude radicalmente la formazione di uno stato mondiale, così come di un governo mondiale unitario: la politica mondiale deve essere pensata come policentrica, come la coordinazione di una pluralità di stati trans-nazionali. “Globalizzazione significa anche: non-Stato mondiale. Meglio: società mondiale senza Stato mondiale e senza governo mondiale. Si espande un capitalismo globale dis-organizzato, perché non ci sono una potenza egemone e un regime internazionale, né economico né politico” (pag. 26).
Un ruolo cruciale in questa direzione è quindi attribuito alla società civile, non fosse altro per il fatto che, molto più avanzata delle istituzioni politiche, essa già è proiettata verso una dimensione mondiale, travalicando i confini delle nazioni, ponendo fine alla concezione dello “stato come container della società”. Come lo stato transnazionale, anche la società mondiale “non è una megasocietà nazionale, che contiene e annulla in sé tutte le società nazionali, ma un orizzonte mondiale, caratterizzato dalla molteplicità e dalla non-integrazione, che si manifesta solo quando viene prodotto e conservato nella comunicazione e nell’agire” (pag. 25). Si tratta, insomma, di una diversa concezione della società civile, a cui necessariamente fa riscontro una diversa concezione della democrazia. La riorganizzazione del mondo in senso globale inevitabilmente conferisce infatti un duro colpo alla democrazia rappresentativa, come è stata consegnata alla tradizione politica europea dall’Illuminismo settecentesco. La riappropriazione da parte della politica di sfere lasciate de-regolamentate in mano all’economia non è indolore, richiede un adattamento, che tuttavia non può non essere affrontato. La democrazia deve essere rifondata, per tenere a bada l’economia di mercato. La seconda modernità ha dunque bisogno di un secondo Illuminismo? Ulrich Beck è, in fondo, ottimista.
Nei paesi poveri con un reddito medio per abitante pari ad un decimo di quello delle nazioni industrializzate, si produce piu acciaio piu scarpe ecc….a meno costo grazie ad un prezzo del lavoro nettamente inferiore a quello dei paesi ricchi.
Nei paesi poveri con… Leggi tutto »
Prof, oggi è il suo compleanno?
Tanti Auguri!!!!
Mengo
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L’ARCHITETTO DEL DIAVOLO
Hitler per costruire il suo impero aveva bisogno di un architetto.
I l suo nome era Albert Speer che era definito architetto del diavolo.Adolf Hitler gli disse di progettare un disegno che rappresentasse la Nuova Berlino e questo progetto doveva essere eseguito entro il 1950.Il 1 Maggio 1933,Albert progettò la festa dell’impero nazista definita festa Speer. Molti pensavano che fra i due c’era un legame gay perché stavano sempre insieme.Berlino nel 1936 ospita i giochi olimpici e Albert deve costruire una struttura di 9 milioni di m cubi e uno stadio maestoso. Albert costruisce un rifugio in vista di una vallata dove si rifugiavano lui Eva Brown e Hitler.Hitler voleva essere più di Napoleone. Guerrando
Che deve fare una tigre per avere occhi di lince…
Lulu, è un cucciolo di tigre siberiana, nato nello zoo di Hangzhou, che aveva la vista talmente appannata da una cataratta congenita da non riuscire ad evitare gli oggetti che le si trovavano di fronte. Ora è tornata a vedere grazie all’intervento del professor Yao Ke. L’oculista ha operato migliaia d’esseri umani, ma mai una tigre di cinque mesi che pesa 25 chili e ha la forza di un vitello. Infatti il più grande ostacolo è stato il decorso post operatorio e una delle manovre più difficili è stata metterle il collirio antibiotico. Lulu è stata operata il 20 dicembre scorso e dopo quasi due mesi passati in una gabbia fatta apposta per lei, con le zampe fasciate perché non si strofinasse gli occhi e un paio d’occhiali a mascherina blu fatti su misura, lo scorso 12 marzo è stata rimessa in libertà.
Informazioni prese da Il Venerdì n.836.
28 marzo 2004
Paura …….
Al giorno d’oggi gli attentati sono una realtà con la quale dobbiamo convivere. A partire dall’11 settembre 2001 con l’ attentato alle torri gemelle si è dato il via a un terrorismo che siamo costretti a combattere, ma nessuno sa dare una data alla sua fine. La causa che ha scatenato tutta questa violenza, secondo me, è l’invasione dei paesi arabi da parte dell’occidente, gli interessi economici e politici. Non è facile schierarsi e giudicare chi ha torto e chi no; l’unica cosa certa è che la morte di innocenti ed in molti casi di bambini, rattrista e preoccupa il mondo intero. Dopo l’ attentato ai carabinieri italiani in Iraq, la strage avvenuta l’11 marzo ’04 a Madrid, ha toccato tutta l’Europa, non solo per i morti e i feriti, ma soprattutto perché ci ha colpiti così da vicino in senso materiale. Io non mi sento sicuro quando devo viaggiare, ed in particolare in luoghi molto frequentati, perché penso che possa accadere qualche cosa di spiacevole.
Gio90