Miscellanea

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Il ricercatore

Brutto, nel suo commento (27/02/04) all’articolo di Amylee “Boicottaggio Nestlè“, afferma che noi consumatori, ogni volta che andiamo a fare la spesa, siamo potenti, mentre le imprese sono in una posizione di dipendenza dal nostro comportamento
Scrive che abbiamo due strumenti a nostra disposizione per influenzare le multinazionali: il boicottaggio e il consumo critico.
Attualmente, sappiamo che cosa si intende per boicottaggio, conosciamo l’etimologia della parola e siamo a conoscenza di un minimo di storia di questa forma di lotta non violenta.

Ora mi chiedo, che cos’è, invece, il consumo critico?

7 punti

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Cara Carla,


mi permetto di postarti questo sonetto, forse non del tutto puro e regolare. Te lo invio perché domani termino le lezioni di laboratorio di poesia alla scuola media “Palmezzano”, di Forlì. Nel salutare così i miei ragazzi, vorrei fare un omaggio anche ai tuoi.


Un abbraccio da Gianfranco.


 


Venni da voi in gennaio, il giorno sette ;


fu bello reincontrarvi, dopo un anno


trascorso a dirmi : “chissà come stanno,


nei banchi l’un con l’altro, i ventisette


 


ragazzi che lasciai fra le zainette


piene di penne, di quaderni e affanno !”.


“Stavolta”, lì mi chiesi, “un po’ dovranno


studiare rime, versi e canzonette


 


per dedicarli alla professoressa


che con amore spiega tutti i giorni


quanto basterà loro per volare


 


nella vita da “essere esmplare”.


Speriamo che in futuro io ritorni,


che la mia faccia resti a tutti impressa.


 

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NIKE E LO SFRUTTAMEN…

NIKE E LO SFRUTTAMENRìTO DEI MINORI


Un capitolo a parte merita il discorso del lavoro minorile. Spesso Nike e’ stata associata alla piaga del lavoro minorile, come se molti dei lavoratori addetti alla produzione di manufatti Nike fosse al di sotto dell’eta’ minima legale. In realta’ Nike ha affrontato questo drammatico problema solo due volte. Nel 1995, Nike ha iniziato a vendere palloni da calcio e ha deciso di farli produrre nel posto al mondo dove li producono circa l’ 85% dei palloni da calcio di tutto il mondo, Il Pakistan. In Pakistan, le aziende locali solitamente subappaltano il lavoro di cucitura dei palloni alle famiglie – con pagamento a cottimo, ossia a pallone cucito – e quando il lavoro entra in famiglia, il controllo su chi effettivamente cuce il pallone (i genitori o i figli) sfugge a ogni controllo. Nike, accusata da un fotoreportage del settimanale Life, di far cucire palloni ai bambini, ha cambiato radicalmente la modalita’ produttiva. Ha identificato un nuovo produttore, ha impedito contrattualmente il subappalto del lavoro alle famiglie, ha chiesto di eliminare il pagamento a cottimo ed ha contribuito insieme al nuovo fornitore alla realizzazione di sette centri di cucitura in cui non possono lavorare minori di sedici anni.
In Cambogia, nel 2000 Nike ha riscontrato utilizzo di circa 5 minori di 16 anni in alcuni centri di produzione di abbigliamento. Riscontrata l’impossibilita’ di controllare adeguatamente l’anagrafe dei lavoratori, Nike ha cessato di produrre in Cambogia, salvo tornare lo scorso anno attraverso negoziazioni con il governo cambogiano e rassicurazioni su un miglior controllo e rispetto dell’eta’ minima.


E’ da sottolineare comunque che affrontare il problema del lavoro minorile, espellendo dal mondo del lavoro i minori di 16 anni non e’ la soluzione migliore dal punto di vista sociale. Questo e’ un dibattito estremamente aperto e complicato. Se non si offrono alternative ai minori, ossia educazione ed istruzione, se non si offrono compensazioni alle famiglie che perdono il contributo economico del salario dei figli, e se non si considera l’aspetto sociale di certi paesi dove i figli hanno sempre contribuito alla vita della famiglia, si rischiano di compiere solo iniziative che peggiorano di molto la qualita’ della vita dei bambini di questi paesi. Come dice l’associazione non governativa inglese Save The Children, in moltissimi casi, infatti, i bambini che non possono piu’ lavorare – ad esempio – nella cucitura dei palloni, vanno a mendicare o a svolgere lavori ancora piu’ pericolosi (come la produzione di fuochi d’artificio, di mattoni, di utensili da lavoro), che non sono sottoposti all’attenzione dei gruppi di pressione del mondo ricco. A volte, le campagne di pressione hanno comportato danni ben peggiori delle situazioni preesistenti. Questo perche’ l’emotivita’ non ha permesso di analizzare i problemi sotto tutti gli aspetti, economici, sociali e politici. Questo caso suggerisce ancora una volta per quanto sia complesso l’argomento della globalizzazione che i problemi e le soluzioni vengano affrontati in un’ottica piu’ oggettiva e meno emotiva.
Fonti: colloquio con dirigente nike
by amylee




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IL MICROCREDITO UNO …

IL MICROCREDITO UNO STRUMENTO PER LA LOTTA ALLA POVERTA’

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“Il microcredito permette ai poveri e agli scalzi di accedere a una opportunità che di solito è esclusivo appannaggio dei ricchi. Accade così che quegli aspetti della società che sembravano rigidi, fissi e inamovibili comincino a diventare più fluidi, e attraverso lo sviluppo economico le persone si affranchino da tutto un insieme di ingiunzioni e regole”.

(Muhammad Yunus, Graamen Bank)

Il microcredito è uno strumento di sviluppo economico, che permette alle persone in situazione di povertà ed emarginazione di aver accesso a servizi finanziari cioè di ottenere un piccolo prestito che in genere viene negato loro dalle banche.I poveri non hanno accesso al credito perché non offrono garanzie e perché è alto il rischio di mancato rimborso; inoltre le rate che sono in grado di pagare sono troppo basse perché le banche ne traggano profitto.

Il microcredito è nato per dare la possibilità ai poveri di accedere al credito secondo modalità adeguate al povero, ha conseguito risultati molto apprezzabili. Il livello delle sofferenze (cioè i crediti non restituiti alla scadenza del prestito) è molto contenuto : uno studio della Banca Mondiale conferma che i programmi di microcredito accrescono gli standard di vita soprattutto per le donne e i loro familiari. Anche se la microfinanza non dovrebbe essere l’unico strumento per la riduzione della povertà. Non basta dare il denaro al povero : occorre educare all’uso del denaro. Da questo punto di vista le donne si sono rivelate molto più affidabili degli uomini. Un elemento che accomuna le più riuscite iniziative di microcredito nel mondo non sviluppato è il ruolo accentuato del finanziamento alle donne. Se le donne negli ultimi anni sono riuscite ad avviare iniziative economiche autonome, lo si deve in gran parte alla concessione di microcrediti e prestiti.

Una banca un po’ particolare è la Grameen Bank, fondata nel 1976 da Muhammad Yunus ( professore di economia dell’università di Dacca) in Bangladesh: una banca rurale (graamen in bengalese significa contadino) che concede prestiti e supporto organizzativo ai più poveri, altrimenti esclusi dal sistema di credito tradizionale. Oggi Grameen Bank ha più di 2,4 milioni di beneficiari e il tasso di restituzione dei prestiti (che si aggirano in media sui 100 dollari l’uno) è altissimo, circa il 98%. Il 95% dei beneficiari di Grameen è rappresentato dalle donne che in Bangladesh sono le più povere e le più emarginate, perché sono considerate come le più attendibili nella restituzione del prestito e infine perché sentono maggiormente il senso della famiglia e sono coloro che si occupano dell’educazione dei figli. www.grameen-inf.org

Il potenziale contributo del microcredito alla lotta alla povertà è ora riconosciuto dalle istituzioni mondiali deputate a sostenere lo sviluppo 1) nel 1995 la Banca Mondiale ha avviato un programma di microcredito 2) Le Nazioni Unite hanno approvato una risoluzione sull’importanza del microcredito come strumento per sradicare la povertà. La risoluzione è significativa in quanto per la prima volta e in modo esplicito riconosce che i programmi di microcredito si sono rivelati efficaci nel liberare migliaia di persone, soprattutto le donne, dallo sfruttamento e dalla povertà. Questi programmi hanno inoltre aumentato la pertecipazione di chi ne ha beneficiato ai processi economici e politici e si sono rivelati determinanti nel processo globale di sviluppo umano e sociale.

La sempre maggiore attenzione al microcredito ha portato all’organizzazione del primo Microcredit Summit nel febbraio 1997 con la partecipazione di rappresentanti di ONG, banche , agenzie delle Nazioni Unite, Governi nazionali, istituzioni internazionali. L’obiettivo è quello di strappare 100 milioni di famiglie alla povertà entro il 2005 .Nel complesso il microcredito cresce nel mondo ad un tasso del 30% annuo; solo il 2% dei 500 milioni di microimprese esistenti nel mondo – che rappresentano fino al 50% di certe economie nazionali – ha accesso al credito. Il restante 98% ne è scoperto e può rivolgersi solo agli usurai che molto spesso sono le stesse persone per cui si lavora

Yata 21

Le mie fonti: www.oneworld.net www.bancamondiale.org www.corus.it www.onuitalia.it

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La Minaccia Nucleare…

La Minaccia Nucleare

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Il 6 agosto 1945 un aereo militare americano sganciò una bomba atomica su Hiroshima, in Giappone, e in un istante provocò una perdita di vite umane e una devastazione spropositate.

Fu la prima bomba atomica usata in un conflitto. L’esplosione rase completamente al suolo 13 chilometri quadrati della città, in cui abitavano 343.000 persone. Oltre due terzi delle strutture urbane andarono distrutti, con un bilancio di almeno 70.000 morti 69.000 feriti. Tre giorni dopo fu sganciata un’altra bomba atomica, questa volta su Nagasaki, causando 39.000 morti e 25.000 feriti.

Circa metà delle strutture della città furono distrutte o danneggiate. Nella storia dell’umanità non era mai stato un ordigno tanto potente. Il mondo era cambiato: era entrato nell’era nucleare.

Quasi 60 anni dopo il conflitto nucleare rimane una possibilità reale e terrificante

Ma si può evitare un simile disastro??

Ogni persona pensante ha paura di una guerra nucleare, e ogni Stato tecnologicamente avanzato si prepara a essa. Ognuno sa che è una pazzia, e ogni nazione ha una scusa” Carl Segan

Dati forniti da “Svegliatevi!”

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COSA RESTA DELLA PARMALAT ?


 


Enrico Bondi ha due assi nella manica. Deve giocarli in fretta perché i numeri della multinazionale solo da brivido.innanzitutto il commissario si prepara a fare causa ad alcune banche. E a rinunciare alle merendine. Bondi ha dato delle banche d’affari Lazard e Mediobanca per mettere a punto la prima bozza del progetto di risanamento del gruppo. Primo:convocare tutte le banche creditrici per comunicare loro,in sostanza,che dei finanziamenti non rivedranno un euro. Seconda carta, ancora più esplosiva: gli istituti di credito che hanno agevolato o addirittura partecipato alla truffa di Collecchio, con la creazione di società veicolo come buconero od’ operazioni schermo come i back to back, saranno trascinati in tribunale. Per le maggiori banche si profila il rischio di risarcimenti miliardari. Bondi  ci conta. Perché è convinto che la missione non è impossibile.


FONTE: Panorama


 

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NEVE SICURA


 


Mercoledì 17 dicembre il senato ha  approvato il cosiddetto “codice della pista”: un insieme di regole che uno sciatore deve rispettare quando utilizza le piste.


Questo nuovo codice prevede:


1) l’uso obbligatorio del casco per gli under 14;


2) la velocità  regolata a seconda delle condizioni meteo e della pista per non intralciare la discesa degli altri sciatori;


3) il sorpasso dovrà essere effettuato in modo da evitare intralci allo sciatore sorpassato;


4) negli incroci dovrà essere rispettata la precedenza per chi viene da destra;


5) in caso di caduta occorrerà portarsi subito a bordo pista;


6) gli sciatori sono obbligati a soccorrere chi rimane infortunato;


7) il ministero delle attività produttive fisserà le sanzioni per chi dovesse sciare in modo da creare pericolo;


8) coloro che sciano fuoripista saranno obbligati a portare gli strumenti elettronici per facilitare la ricerca in caso di valanga;


9) la legge non prevede che alcune piste siano vietate agli snowboard;


10) i gestori delle piste dovranno garantire le condizioni di sicurezza delle piste e dei mezzi di risalita, stipulare un’assicurazione per danni agli utenti e adottare una segnaletica uniforme per tutte le piste.


Per gli snowboarder  i maggiori centri sciistici dovrebbero creare parchi  con salti, paraboliche e altri trick di diversa difficoltà.


Queste sono le principali norme di cui è composto il codice della pista


   Gli incidenti però nelle piste da sci non sono diminuiti perché in 50 località del Trentino ,l’ anno scorso 2oo poliziotti rilevano 13 mila incidenti. Quest’ anno dal ponte dell’ immacolata al giorno in cui è stato approvato il codice della pista nella stessa area la media è salita e ci sono stati anche due morti.


 Anche se si rispettano le regole sulle piste bisogna  sempre avere del buon senso perché anche per esperienza personale ho visto accadere molti incidenti a persone che avevano appena imparato a sciare e facendo piste troppo difficili per loro cadevano e per il più delle volte si facevano male.


Fonti :esperienza personale,articolo del quotidiano la repubblica del 18/12/2003


 


 alberto

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