Miscellanea

Pubblico per Piccipa…

Pubblico per Piccipaccio


Cosa succede al tuo corpo se fumi? fumare può essere causa di bronchiti acute croniche.
il fumo puo essere motivo di bruciori e acidita’ gastrica.
La pelle per l’ invecchiamento delle cellule, finisce per diventare meno elastica, macchiata e segnata da rughe precoci.
Il fumo è uno stimolante: inizialmente aumenta l’ attenzione e si accellerano i riflessi poi, a causa del minore apporto di ossigeno, le prestazioni intellettuali iniziano a ridursi.
Il fumo puo essere causa di trombosi, malattie cardiache e infarti, uno dei fattori di rischio per i tumori è l’ apparato respiratorio.
Una cosa che chiedo pero’, e prego anche voi lettori del blog di riflettere sul perche’ nei pacchetti di sigarette scrivono il fumo uccide.
Secondo me dovrebbero fare una legge contro il fumo , e secondo voi?


picciopaccio2003







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I grandi marchi spor…

I grandi marchi sportivi sfruttano i lavoratori dei Paesi poveri

L’Oxam, organizzazione non governativa (ONG), nel rapporto “Gioca pulito alle Olimpiadi”, che ha realizzato insieme a ll’organizzazione Labour Behind the Label e ad una rete di sindacati, denuncia: Nike, Adidas, Reebok, il puma, Fila, ASICS, Mizuno, Lotto, Kappa ed Umbro.
Le grandi marche sportive sfruttano i lavoratori dei Paesi poveri costringendoli a massacranti orari di lavoro e violando ogni loro diritto.
Le imprese, interpellate dal quotidiano inglese Guardian, hanno risposto in maniera molto diversa.
La Nilke, l’azienda, che in passato ha subito un boicottaggio a livello mondiale e che è stata oggetto di pesanti critiche da parte di gruppi di pressione, si è detta «interessata» al rapporto, dichiarando che sta lavorando per migliorare le condizioni di lavoro dei suoi lavoratori insieme all’organizzazione non profit Global Alliance for Workers and Communities.

Per maggiori informazioni sul rapporto clicca qui

Sarebbe interessante, se Amylee, che si è dichiarata disponibile a procurarci informazioni riguardanti la Nike, potesse fornirci qualche notizia più precisa su questa nuova vicenda.

carla

Fonte: Vita

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UK: NUOVE PENE contro il traffico di minori dall’Africa



Dal primo marzo, chi verrà giudicato colpevole di itrodurre illegalmente minori extracomunitari in Gran Bretagna verrà punito con 14 anni di carcere.
È una delle nuove pene che il governo inglese ha deciso di varare per bloccare il traffico di minori africani che, da un anno a questa parte, verrebbero introdotti nel Paese per facilitare l’ottenimento dello status di rifugiato politico e per aumentare i benefit già concessi a chi è stato accolto nel Paese.
Una denuncia pesante che il governo, per il momento, non correda di cifre sul presunto traffico. Ma tra gli uomini di Blair è forte il sospetto che i minori africani vengano addirittura fatti passare per i figli di diversi aspiranti rifugiati politici.


Secondo me questa pena è giusta perchè i bambini non vanno trattati in questo modo…! Francesca Mengozzi



Fonte: Vita



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I dati sulla fame nel mondo



1. Circa 24.000 persone muoiono ogni giorno per fame o cause ad essa correlate. I dati sono migliorati rispetto alle 35.000 persone di dieci anni fa o le 41.000 di venti anni fa. Tre quarti dei decessi interessano bambini al di sotto dei cinque anni d’età.


2. Oggi, il 10% dei bambini che vivono in paesi in via di sviluppo muoiono prima di aver compiuto cinque anni. Anche in questo caso, il dato è migliorato rispetto al 28% di cinquanta anni fa.


3. Carestia e guerre causano solo il 10% dei decessi per fame, benchè queste siano le cause di cui si sente più spesso parlare. La maggior parte dei decessi per fame sono causati da malnutrizione cronica. I nuclei familiari semplicemente non riescono ad ottenere cibo sufficiente. Questo a sua volta è dovuto all’estrema povertà.


4. Oltre alla morte, la malnutrizione cronica causa indebolimento della vista, uno stato permanente di affaticamento che causa una bassa capacità di concentrarsi e lavorare, una crescita stentata ed un’estrema suscettibilità alle malattie. Le persone estremamente malnutrite non riescono a mantenere neanche le funzioni vitali basilari.


5. Si calcola che circa 800 milioni di persone nel mondo soffrano per fame e malnutrizione, circa 100 volte il numero di persone che effettivamente ne muoiono ogni anno.


6. Spesso, le popolazioni più povere necessitano di minime risorse per riuscire a coltivare sufficienti prodotti commestibili e diventare autosufficienti. Queste risorse possono essere: semi di buona qualità, attrezzi agricoli appropriati e l’accesso all’acqua. Minimi miglioramenti delle tecniche agricole e dei sistemi di conservazione dei cibi apportano ulteriore aiuto.


7. Numerosi esperti in questo campo, sono convinti che il modo migliore per alleviare la fame nel mondo sia l’istruzione. Le persone istruite riescono più facilmente ad uscire dal ciclo di povertà che causa la fame.



Sbobba.



Fonte Ciak

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Cosa significa obesità?



Attualmente il 61 per cento degli americani adulti è in sovrappeso. Ma contrariamente a quanto si crede, gli americani non sono i soli ad essere grassi. In Europa, oltre la metà della popolazione adulta fra i 35 e i 65 anni ha un peso superiore al normale. Nel Regno Unito il 51 per cento della popolazione è in sovrappeso e in Germania si registra un eccedenza di peso nel 50 per cento degli individui. Anche nei paesi in via di sviluppo, fra le classi più abbienti della società, il numero degli obesi va velocemente crescendo. Il Who (World Health Organization) sostiene che la ragione principale di tutto ciò è “l’assunzione di cibi ad alto contenuto di grassi la predilezione dell’ “hamburger life style”. Secondo il Who, il 18 per cento della popolazione dell’intero globo è obesa, più o meno quante sono le persone denutrite. Mentre i consumatori dei paesi ricchi letteralmente fagocitano se stessi fino alla morte, seguendo regimi alimentari carichi di grassi animali, nel resto del mondo circa 20 milioni di persone l’anno muoiono di fame e di malattie collegate.


Ago



Fonte “focus”

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NIKE E LE CONDIZIONI…

NIKE E LE CONDIZIONI DI LAVORO

La globalizzazione ha allargato i confini del nostro modo di vivere. La circolazione di idee, persone, merci e capitali ha comportato dei cambiamenti radicali in tutto il pianeta ed in molti aspetti della nostra vita, dalla cultura alla finanza. La globalizzazione ha ovviamente inciso anche sul modo di lavorare e di produrre.Ossia, non solo ci sono molte piu’ merci a disposizione, ma e’ il concetto stesso di produzione che e’ cambiato, in quanto essa si spostadove’ piu’ conveniente produrre. La Nike e’ nata nel 1972, trasformandosi da importatrice di scarpe giapponesi in azienda produttrice. Ed ha iniziato a produrre dove prima importava le scarpe, Giappone e Corea.cioè dove dove esisteva un distretto industriale capace di avere tecnologia, materie prime e conoscenza per produrre questo prodotto. Questo elemento ha lasciato una impronta in tutta la sua storia, in quanto Nike non ha mai posseduto una fabbrica per produrre le proprie scarpe, ma ha sempre cercato dei fornitori esterni che producessero per suo conto. Con il passare del tempo e con il successo commerciale dei suoi prodotti, Nike e’ diventata la prima azienda al mondo di scarpe, abbigliamento e accessori per lo sport. Oggi, prodotti con il marchio Nike vengono realizzati in circa 70 paesi al mondo da oltre 700 fornitori legati all’azienda americana da un contratto di subappalto. Nike progetta i suoi prodotti, li distrubuisce, li pubblicizza, ma delega la produzione a fabbriche specializzate – non di sua proprieta’ – in tutto il mondo. Questo sistema produttivo non e’ utilizzato, ovviamente, solo da Nike. E’ un sistema produttivo che si e’ sviluppato nella seconda meta’ del novecento.I vantaggi: si produce in quei posti nei quail esistono distretti industriali specializzati, con evidenti benefici per la fruizione di tecnologia, materie prime e conoscenza. Altro vantaggio e’ quello del costo del lavoro, che nei paesi del Sud Est Asiatico e’ sicuramente piu’ competitivo che negli Stati Uniti o nell’Europa Occidentale. Ovviamente, questo sistema ha anche i suoi problemi. Il confine fra sfruttamento e sviluppo e’ molto sottile. Le aziende che fanno produrre nel terzo mondo sfruttano tali paesi oppure investono in tali paesi? Se sfruttano, le aziende aggravano la poverta’ di tali paesi. Se investono, contribuiscono al miglioramento delle condizioni economiche di tali paesi e tutti ne beneficiano, lavoratori compresi.

Questo e’ un dilemma, a cui si possono dare molteplici risposte. Nel corso degli anni 90, Nike e’ diventata oggetto di critiche e proteste da parte di organizzazioni non governative e gruppi di pressione, che mettevano in risalto le pessime condizioni di lavoro per coloro che producevano manufatti Nike nei paesi del terzo mondo, specialmente in Cina, Indonesia, Vietnam, Tailandia. Tra le accuse, bassi salari, poche liberta’ sindacali, utilizzo di lavoro minorile. Da allora Nike ha messo in atto, sia spontaneamente, sia in seguito alle pressioni, molte iniziative per cercare di correggere determinati meccanismi critici. Nel 1992, prima azienda nel settore, ha adottato un Codice di Condotta. A tale codice si sarebbero dovuti allineare tutte i fornitori di Nike, garantendo il pagamento del minimo salariale in vigore nel paese, il non utilizzo di lavoratori al di sotto dei 16 anni per le aziende di abbigliamento e di 18 anni per le calzature, il rispetto dei diritti sindacali e di associazione, la tutela nella richiesta di lavoro strardinario, condizioni igeniche di tipo occidentale. Ovviamente, non basta un codice di condotta per risolvere i problemi. Il secondo punto cruciale e’ fare in modo che tale codice vada applicato. Ecco che subentra il meccanismo del controllo. Ed e’ un argomento molto complesso perche’ controllare tutto cio’ in 700 fabbriche in oltre 70 paesi e’ molto complicato e di difficile realizzazione. Nike ha agito in tre modi. Innanzitutto ha creato un dipartimento interno, il cui scopo e’ quello di controllare la qualita’ della produzione e l’applicazione del codice di condotta. Siccome, tale attivita’ e’ comunque condotta da Nike e non garantisce imparzialita’, Nike ha cercato di trovare anche una serie di osservatori indipendenti ed esterni in grado di svolgere questa opera di monitoraggio.Spinta dai gruppi di pressione, ha cercato di andare oltre per identificare strumenti ancora piu indipendenti. Ha aderito alla Fair Labor Association, associazione di aziende, organizzazioni non governative ed universita; il cui obbiettivo e’ quello di monitorare lo stato delle condizioni dei lavoratori che producono calzature e abbigliamento in tutto il mondo. Ha inoltre contribuito alla creazione e di una organizzazione non profit che si occupa di studiare le esigenze individuali dei lavoratori attraverso indagini sociologiche sulle necessita’ personali e quotidiane degli operai del settore calzatura e abbigliamento. Questi enti lavorano facendo indagini in fabbriche in tutto il mondo. Attraverso i risultati – che sono pubblici – di tali indagini, mettono in mostra i problemi riscontrati, e chiedono alle aziende come Nike, di mettere in atto tutte le soluzioni necessarie per risolvere i problemi emersi. L’argomento e’ molto complesso. Ad oggi Nike e’ probabilmente nell’industria dell’abbigliamento sportivo, l’azienda che ha fatto di piu’ per cercare di migliorare ed armonizzare al meglio le condizioni di lavoro all’interno delle fabbriche che producono per suo conto. Il sistema non e’ perfetto, perche’ produrre in paesi dalle differenze economiche, culturali e sociali cosi’ evidenti, non facilita certamente il lavoro. Ma certamente ci sono stati miglioramenti rispetto agli ultimi 15 anni…
se avrete domande sarò ben felice di rispondere….
BY AMYLEE

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NO EXCUSE 2015

Già da diversi giorni la prof ha pubblicato sul lato destro del nostro blog un link dal titolo “no excuse 2015”.L’obbiettivo è quello di raccogliere firme in tutti i 189 paesi che hanno partecipato al Millenium Summit perchè i governi mantengano gli impegni presi per fare diminuire e speriamo scomparire la povertà entro il 2015.Molti di noi hanno pubblicato dei bellissimi articoli , commenti alla nitroglicerina su questo problema ,ma non basta parlare del problema per risolverlo!!!! Cominciamo col fare qualcosa : chiediamo ai nostri genitori, ai nostri nonni ,agli zii e ai nostri conoscenti di firmare la petizione.Bisogna essere maggiorenni , basta scrivere cognome e nome e lasciare un qualsiasi indirizzo di posta elettronica

Grazie a tutti, ma soprattutto grazie prof !!!!

by Yata 21

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L’ABBANDONO:< ?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" />

Spesso guardando i telegiornali e leggendo i quotidiani,ci colpiscono notizie preoccupanti che riguardano l’abbandono di animali e di bambini.

Questo fenomeno avviene soprattutto d’estate,quando le famiglie partono per le vacanze e,non potendo tenere gli animali in albergo o affidarli a qualcuno,li lasciano per le strade.

Ma l’abbandono di bambini rimane sempre il più crudele dei due casi.

Oggi le donne che non vogliono rimanere incinte possono,con le nuove tecnologie,far in modo da evitare la gravidanza e non è un comportamento materno lasciare il proprio figlio vicino ad un cassonetto aspettando che qualcuno lo trovi e si prenda cura di lui.

L’abbandono di bambini c’è sempre stato anche se nei secoli scorsi avveniva in modo differente.

Le giovani donne che rimanevano incinte e non potevano mantenere il figlio perché erano povere,o non lo potevano tenere perché nato da un rapporto illegittimo portavano i figli nelle chiese o nei monasteri e li facevano trovare dalle suore che si occupavano di loro fino ai 12/15 anni d’età,poi dovevano procurarsi da vivere da soli.

Le donne di adesso dimostrano una completa noncuranza del futuro dei propri figli a differenza delle donne di duecento anni fa che la maggior parte delle volte,erano dispiaciutissime di abbandonare i bambini e talvolta ponevano accanto al figlio o metà moneta,o metà carta che accostata all’altra metà della madre combaciava perfettamente.

Le donne facevano questo perché speravano di rincontrare un giorno il bambino che avevano dovuto abbandonare per la situazione precaria di quel momento.

Quale desiderio di rivederlo in futuro possono avere quelle madri che gettano tra i rifiuti il proprio figlio come una cosa inutile di cui disfarsi ?

by carol90

 

 

 

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